Nel padiglione Gaggia 8 ospiti, a Pedavena inizia la sanificazione

Venerdì 17 Aprile 2020
L'EMERGENZA
BELLUNO Le case di riposo continuano a rappresentare l'emergenza nell'emergenza. Ieri sono stati diffusi i nuovi dati della Regione, aggiornati al 15 aprile, In due giorni (gli ultimi dati erano del 13 aprile) gli anziani ospiti contagiati sono raddoppiati e i morti sono quasi una trentina (erano 24 il 13 aprile). I contagi vanno però letti tenendo presente che stanno aumentando le persone sottoposte a tampone (anche queste quasi raddoppiate in due giorni).
I DATI
Al momento questi sono i dati: sui 2442 ospiti delle 30 case di risposo bellunesi, sono stati sottoposti a tampone 768, Il 6,1% è positivo, ovvero 150. 33 gli ospiti ricoverati, 29 quelli deceduti. 79 gli operatori positivi (sono stati sottoposti a tampone 1143), con un incidenza del 3,6%.
A PEDAVENA
Alla Padre Kolbe, dopo i trasferimenti dei pazienti più gravi mercoledì portati a Belluno, ieri si è proceduto con quelli non covid, portati al Padiglione Gaggia dell'ospedale di Feltre, dove è stato attivato un ospedale di comunità con 15 posti letto. Servono per accogliere pazienti COVID negativi in un'area protetta e pensata per alleggerire il carico delle case di riposo. «Al momento - ha spiegato ieri la Usl in una nota - sono già stati accolti 8 ospiti covid negativi provenienti dalla casa di riposo Padre Kolbe, altri sono in fase di valutazione. In questo modo, è stato alleggerito il carico assistenziale degli operatori della struttura, presenti in numero minore rispetto all'ordinario per malattie di varia natura, che in questo modo possono concentrare le energie sulla cura dei casi COVID positivi con il supporto sanitario, peraltro, di medici ULSS. Inoltre, si sono resi disponibili ulteriori spazi utili sia alle misure di isolamento dei casi positivi sia al processo di sanificazioni dei locali».
IMMUNE
Ma ci sono strutture dove gli accorgimenti preventivi hanno salvato gli ospiti. Tra queste il centro Barzan di Longarone. Nessun ospite e nessun dipendente palesa anche il minimo sintomo di malessere collegabile al coronavirus. Fin da fine febbraio è stato bloccato l'accesso alla struttura. Quella è stata la prima di una lunga serie di scelte fatte con tempismo assoluto, per cercare di prevenire il diffondersi del contagio nella struttura.
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