Manovra, il governo incassa la fiducia ma il testo va riscritto

Sabato 8 Dicembre 2018
LA GIORNATA
ROMA Il primo giro di boa per la manovra del governo è quasi compiuto. La Camera ha dato il via libera alla fiducia sulla manovra con 330 voti favorevoli. Oggi sarà approvato il testo. Mail disco verde è arrivato nella consapevolezza che al Senato si ripartirà da zero o quasi. Nel testo che ha ricevuto il via libera di Montecitorio mancano le misure chiave promesse dal governo, il Reddito di cittadinanza e la riforma «Quota 100» delle pensioni. Diverse delle norme che sono entrate, invece, dovranno essere cambiate. A cominciare dall'ecotassa sulle auto a diesel e benzina.
LE REAZIONI
Sia Matteo Salvini che Luigi Di Maio, hanno annunciato il dietrofront. Il vicepremier leghista ha detto che sull'auto non si pagherà «nemmeno un euro» di tasse. Il vicepremier grillino ha invece convocato un tavolo per martedì al ministero per discutere con le industrie del settore. Il dietrofront è scontato. Così come la retromarcia è attesa su altre misure che hanno visto la luce alla Camera. Come quella che permette alle donne in attesa di poter lavorare, previo parere medico, fino al nono mese di gravidanza. L'alzata di scudi nel mondo sindacale ha già convito il governo a tornare indietro. Al Senato andranno poi trovati i soldi per Roma. Gli emendamenti che stanziavano i fondi (180 milioni) per coprire le buche della Capitale non hanno trovato copertura. Salvini (Di Maio era scontato) ha spezzato una lancia a favore di Virginia Raggi e ha detto che darà una mano al Campidoglio.
Anche i fondi per gli orfani delle vittime di femminicidio, dopo la bocciatura a Montecitorio, si sono trasformati in un impegno politico da onorare a Palazzo Madama. Il leader della Lega ha assicurato che la questione verrà risolta. Un capitolo, decisamente più spinoso, che dovrà essere affrontato dal Senato, riguarda l'accordo siglato da Lega e Cinque Stelle sulle pensioni alte e sul condono «saldo e stralcio». I grillini hanno ottenuto un prelievo fino al 40% sugli assegni più alti, ma che sarà applicato solo alla componente contributiva delle pensioni. Il Carroccio porta a casa la chiusura delle pendenze con il Fisco fino a 90-100 mila euro versando un'aliquota ridotta, probabilmente il 15%. Al Senato la Lega proverà anche a dare un segnale alle imprese. Il costo del lavoro sarà ridotto attraverso il taglio dei premi pagati all'Inail, una misura fortemente spinta dal sottosegretario al lavoro Claudio Durigon. La riduzione sarà di circa 600 milioni e si aggiungerà al taglio da 1,2 miliardi già introdotto dal precedente governo.
IL REBUS
Il vero rebus ancora da sciogliere sono i tagli alle due misure manifesto di Lega e Cinque Stelle: il Reddito di cittadinanza e la riforma delle pensioni «Quota 100». Il loro destino è legato alla trattativa con l'Europa. Il fondo da 16 miliardi per finanziarle, dovrebbe essere ridotto a 14 miliardi. Il taglio, insomma, dovrebbe essere di due miliardi per ciascuna delle due misure. Far quadrare i conti non è semplice. Per le pensioni la riduzione dei costi sarà legata al meccanismo delle finestre. Chi ha maturato i requisiti per andare in pensione anticipata (62 anni di età e 38 di contributi) dovrà aspettare tre mesi prima di poter usare lo scivolo.
Nel caso dei dipendenti pubblici oltre alla finestra trimestrale, ci sarà anche un obbligo di preavviso di 6 mesi. Significa che i primi statali potranno lasciare il lavoro usando «Quota 100» soltanto a ottobre del prossimo anno. Ieri in tarda serata il consiglio dei ministri si è riunito per approvare la nota di variazione che recepisce nei saldi di finanza pubblica le modifiche apportate alla Legge di bilancio. Anche questa, tuttavia, ancora non tiene conto delle modifiche più importanti che saranno introdotte solo tra qualche giorno dal Senato.
Andrea Bassi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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