«Lo stop alle crociere costa 82 milioni»

Martedì 3 Agosto 2021
GRANDI NAVI
VENEZIA Perdite per almeno 82 milioni di euro per il 2022, a fronte di risarcimenti statali per circa un terzo. Questo l'impatto che, come evidenziato dall'Ufficio studi della Cgia di Mestre, il mondo della crocieristica avrebbe sul tessuto economico veneziano dopo il blocco delle grandi navi a San Marco deciso dal decreto del governo e scattato domenica.
LO STUDIO
Il tutto alla luce di una ricerca condotta nel 2013 da autorevoli analisti per conto dell'Autorità portuale, i cui dati si riferiscono al 2012. Uno studio non recente, è vero, pur tuttavia il solo presente in grado di valutare le reali dimensioni economiche del comparto crocieristico nella città d'acqua. Tra i punti caldi su cui la Cgia tiene a soffermarsi, c'è anzitutto quello dei ristori. «Su questo fronte non ci siamo», si legge in una nota della realtà associativa, che ricorda come attraverso il decreto legge n. 103 del 20 luglio scorso il governo, dopo aver preso la decisione di imporre il fermo alle Grandi Navi nel Bacino di San Marco, abbia conseguentemente stabilito di mettere a disposizione del gestore del terminal e delle imprese veneziane di cui lo stesso si avvale rimborsi fino a 25 milioni di euro.
Ecco spiegato il motivo dell'allarme lanciato dall'associazione: il pericolo di un saldo negativo, per l'intero settore e la città, conseguenza del divieto governativo, pari a 57 milioni di euro.
RISARCIMENTI INSUFFICIENTI
«In altre parole, i contributi a fondo perduto e le risorse messe a disposizione per il rifinanziamento del Fondo sociale per l'occupazione e la formazione, i cosiddetti ristori, dice il presidente Cgia, Roberto Bottan l'anno prossimo copriranno solo il 30% delle perdite ascrivibili al trasferimento delle navi di grande stazza a Marghera». Misura giudicata del tutto insufficiente. Senza considerare che la cifra (82 milioni) stimata dall'associazione appare oggi un dato prudente, in quanto la reale perdita potrebbe essere addirittura più elevata. Almeno di un 15-20% in più.
«La quantità insufficiente di risorse messe a disposizione continua il presidente devono invitare i parlamentari veneziani (e non), in sede di approvazione del decreto, ad aumentarle per far fronte alle difficoltà in cui versa il settore». Che va aiutato; anche in considerazione del fatto che la soluzione provvisoria di Marghera esporrebbe l'apporto commerciale, dalla dimensione economica significativa, ad ulteriori possibili problemi. Quelli che Bottan riconosce nella coabitazione con le navi cargo.
IL GIRO D'AFFARI
«Attenzione a far contemperare le esigenze di tutti e due: il rischio è che la soluzione provvisoria di Marghera danneggi il porto commerciale». L'analisi del 2013 fa risalire il giro d'affari prodotto dal transito delle Grandi Navi in laguna essenzialmente a tre fattori: la spesa in beni e servizi locali dei crocieristi, la spesa dell'equipaggio nonché quella della compagnia di navigazione. Un tesoretto di poco meno di 284 milioni di euro l'anno, di cui 207 risulterebbero derivanti dalla spesa dei passeggeri. In riferimento a quest'ultimo anno i tecnici del Ministero delle Infrastrutture prevedono che l'emergenza Covid sia responsabile di una riduzione delle navi in arrivo al terminal passeggeri di Venezia pari al 40% rispetto al 2019 (portandole dunque a 248). Ipotizzando pure che in seguito alle nuove limitazioni tra queste, 128 potrebbero decidere di escludere dal loro itinerario Venezia, col risultato che solo 120 approderebbero a Marghera. «Nel 2018 la crocieristica in città conclude Bottan si stima abbia attivato un fatturato di poco inferiore ai 380 milioni di euro. Ora, con la decisione del governo, non vorremmo che le attività commerciali-industriali legate al porto, in grado di dare lavoro a tantissime persone, venissero penalizzate».
Marta Gasparon
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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