LA RICERCA
TREVISO La Marca dei nonni, in cui, però, scarseggiano sempre

Mercoledì 13 Febbraio 2019
LA RICERCA
TREVISO La Marca dei nonni, in cui, però, scarseggiano sempre più i nipoti. Negli ultimi sei anni, i trevigiani over 65 sono aumentati di 21.500 unità, mentre i ragazzi fino a quattordici anni sono diminuiti di 6.583 e la popolazione nella fascia intermedia d'età di 3.548. I recenti dati Istat, elaborati dallo Spi, il sindacato pensionati della Cgil di Treviso, confermano come neppure qui l'inverno demografico accenni a passare. Anzi, si fa di anno in anno più intenso, gettando ombre sul futuro.
DATI ALLARMANTI
Nel 2018, in provincia, sono nati 6.953 bambini, con più fiocchi azzurri: 3629, che rosa: 3.324. Comunque, 2.412 bebè in meno rispetto a dieci anni prima. Nell'ultimo decennio, solo nove comuni su 95 registrano un bilancio delle nascite in crescita e uno è in pareggio. Tutti gli altri sono in rosso: record a Refrontolo con un crollo del 67% (solo sette neonati l'anno scorso). Di contro, l'allungamento (positivo) della vita media determina una comunità trevigiana sempre più vecchia: oltre uno su cinque degli 887.420 abitanti della provincia già spento almeno 65 candeline. Ma in alcune aree, soprattutto nella Pedemontana, la quota è ancora più elevata: a Vittorio Veneto gli ultra-sessantacinquenni rappresentano il 27,1% del totale dei residenti, a Tarzo, Conegliano e Segusino superano il 26%. Due fenomeni contrapposti che non possono non ripercuotersi sugli equilibri complessivi. Ad esempio, ad ogni cittadino della Marca sotto i 14 anni ne corrisponde uno e mezzo oltre i 65 (per la precisione, ogni cento giovani, ci sono 151,8 anziani, secondo le classificazioni Istat). Nel comune di Vittorio Veneto, il rapporto è addirittura di uno a 2,3. Nel capoluogo Treviso siamo a più del doppio (uno a 2,11). Il territorio più giovane è Loria, dove di fatto il confronto è in parità: uno junior ogni 0,93 senior.
RICAMBIO LENTO
«L'indice di vecchiaia, in provincia, è ancora inferiore alle medie regionale e nazionale (rispettivamente di 167,7 e 157,7, ndr) spiega Annarita Contessotto, che ha curato lo studio -, ma dal 2012 è cresciuto costantemente di 23,6 punti: l'invecchiamento della popolazione è più rapido e costante del ricambio generazionale». Ancora più preoccupante, il cosiddetto indice di dipendenza strutturale, che calcola le persone in età non lavorativa rispetto a cento attivi. Valori oltre 50 segnalano uno squilibrio generazionale: nella Marca, nel complesso, siamo a 56, nel Coneglianese si sfiora il 58 e nel Vittoriese si tocca il 60,7. «Bisogna pensare, con urgenza, a nuove politiche sociali per aiutare le famiglie a fare figli prima dei 30 anni e non dopo i 40, altrimenti perdiamo una generazione avverte Paolino Barbiero, segretario provinciale dello Spi Cgil - penso ad un sostegno economico, ma anche a servizi: ad esempio, ad asili e scuole con orari modulati per permettere ai genitori di conciliare tempi di vita e di lavoro dei genitori».
FUTURO
Se le tendenza non verrà frenata, per il leader sindacale, nel giro di una quindicina d'anni la tenuta del sistema sociale, a cominciare dal welfare, è a rischio. I rappresentanti dell'organizzazione lo stanno ribadendo con forza negli incontri periodici con le amministrazioni municipali, «anche se riconosce Barbiero sono necessari in primis interventi statali e regionali». Una ripresa della natalità, così come i servizi agli anziani (il sindacato pensa a forme di assistenza domiciliare di quartiere), inoltre, potrebbero generare nuova occupazione.
IMMIGRATI
D'altra parte, anche le speranze di un ringiovanimento apportato dall'esterno paiono frustrate: non solo, dopo il picco del 2014 (11,4%), gli stranieri sono scesi al 10,3% del totale dei residenti trevigiani. Quella immigrata resta ancora una comunità ben più verde rispetto a quella autoctona, ma dal 2012 ad oggi la quota di ultra 65enni è raddoppiata, passando dall'1,8 al 3,6%. Segno che pure gli stranieri si adeguano progressivamente ai tassi di fecondità locale. Anche gli attuali genitori non italiani, insomma, sono destinati a diventare nonni con pochi nipoti.
Mattia Zanardo
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