La Lega, Salvini e la lezione emiliana

Martedì 28 Gennaio 2020
Roberto Papetti
Diciamo la verità: l'Emilia Romagna, come laboratorio politico, non porta troppa fortuna a Matteo Salvini. Lì ad agosto, a Milano Marittima, sulle spiagge affollate dell'Adriatico, il segretario leghista confezionò il suo autogol estivo: tolse la fiducia alla coalizione Lega-M5s convinto che rapidamente si sarebbe andati al voto e che la Lega avrebbe vinto le elezioni. Aprì invece le porte al ritorno del Pd al governo con gli ex alleati grillini e si ritrovò lui all'opposizione.
Nelle ultime settimane Salvini ha scelto di caricare di un altissimo valore simbolico le elezioni regionali dell'Emilia Romagna, facendone una prova di forza all'ultimo sangue e all'ultimo voto. Con un duplice obiettivo: conquistare la regione rossa per antonomasia e far cadere il governo Conte bis. Anche in questo caso ha ottenuto ben altro risultato, trasformando in una sconfitta quella che, in condizioni normali, sarebbe stata invece per lui, per la Lega e per il centrodestra una tornata elettorale del tutto positiva. Sono i numri a dirlo. Domenica il centrodestra ha conquistato nettamente la regione Calabria dove la Lega è salita oltre il 12% dei voti; in Emilia Romagna il partito di Salvini ha ottenuto il 31,9% dei voti, più che alle recenti Europee, giungendo ad insidiare il primato del Pd in quello che è il suo storico fortino elettorale (ma anche economico) e consolidando il suo ruolo di prima forza politica del Paese. Sul fronte opposto, il partito di Zingaretti ha difeso saldamente l'Emilia e guadagnato consensi intercettando molti voti in libera uscita dal M5s e non solo (...)
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