La cooperativa che gestisce Conetta: «Il servizio? Non decidiamo noi»

Sabato 18 Novembre 2017
La cooperativa che gestisce Conetta: «Il servizio? Non decidiamo noi»
L'EX BASE
CONA «La Cooperativa non è libera di agire, ma deve sottostare a quello che l'ente affidante dispone», spiega Francesca Grisot, consulente e formatore di Edeco, la cooperativa che gestisce fin dalla loro apertura le due ex basi militari di Conetta, per la provincia di Venezia e di San Siro di Bagnoli per quella di Padova.
Nei giorni successivi agli ultimi fatti dell'hub di Cona, con i migranti in marcia per Venezia e le numerose denunce che confermano le difficili condizioni del centro veneziano, definito da più d'uno un vero e proprio magazzini di carne umana, anche Edeco vuole far conoscere il proprio lavoro, affidandosi a una delle professioniste che seguono l'aspetto della gestione del personale che vi lavora da un lato, ma anche il rapporto con gli ospiti richiedenti asilo.
L'ORGANIZZAZIONE
«A Conetta Edeco ha operatori residenti all'interno della struttura, che significa che gli stessi vivono davvero a stretto contatto con i migranti, mangiano alla stessa mensa e condividono molti momenti della giornata» racconta Francesca, che sottolinea che «non è una cosa che si riscontra in molte realtà questa, così come la presenza di medici e psicologi in pianta stabile». In tutto sono 150 le diverse figure professionali, che collaborano come dipendenti o prestatori d'opera con Edeco per garantire il servizio all'interno dei due centri di accoglienza di Cona e Bagnoli. «A Conetta la situazione è più difficile rispetto al centro di Bagnoli, perchè nel secondo caso ci sono solo prefabbricati, mentre a Cona vi sono ancora le tende che ospitano i migranti e la concentrazione di persone al loro interno è sicuramente maggiore».
L'INFORMATICA
La Grisot, che ha una lunga esperienza anche come mediatrice culturale, sottolinea anche l'alto livello di informatizzazione delle attività svolte dalla cooperativa all'interno della base: «Tutto viene tracciato dal punto di vista informatico, anche le merci che vengono stoccate all'interno, ma anche e soprattutto l'aspetto sanitario di ciascun ospite: in tal modo gli interventi di cura e di assistenza sono più immediati. Per questo è stato costituito un gruppo di professionisti dedicato». Andando sul concreto, la consulente elenca alcune delle attività rivolte alle persone che risiedono a Conetta: «ogni giorno viene monitorato lo status degli ospiti dagli psicologi, in due diversi momenti della giornata, con lo scopo di prevenire i conflitti, mentre le attività ricreative sono sempre attive, come per esempio il laboratorio di sartoria, oltre all'immancabile torneo di calcio che appassiona molti ospiti». Un paradiso insomma Conetta, piuttosto che il distretto del profugo, come lo descrive il sindaco di Agna Gianluca Piva? Sicuramente no, ma forse anche ad Edeco bisogna riconoscere uno sforzo di gestire una situazione davvero incandescente.
IL SINDACO
«Abbiamo avuto il coraggio di combattere per la dignità. Il risultato pagato a caro prezzo ora c'è». È visibilmente provato, il sindaco di Cona, Alberto Panfilio. «È stata fatta una grande conquista di civiltà. Una soluzione diversa dal campo profughi ci può e ci deve essere. I fatti lo hanno dimostrato» spiega Panfilio. I profughi che hanno lasciato l'ex base militare sono stati ricollocati in altre strutture. «Mi hanno mandato alcune fotografie. Ho visto che adesso sono accolti in centri degni di questo nome. Dunque la soluzione c'è. È stato infranto il muro del non ci sono alternative». Panfilio è soddisfatto per essere riuscito a concretizzare, anche se in minima parte, quello che chiede da sempre: la chiusura del campo profughi. «Sono stato lasciato solo e additato come il capo degli immigrati. Cose assolutamente false. Volevo solo dignità per queste persone. La politica ci ha abbandonati. La battaglia è stata portata avanti con l'attuale prefetto di Venezia, anche lui solo davanti a tutti», chiude il sindaco che sul futuro non si sbilancia. «Guardo ai fatti di questi giorni. Il domani deve essere scritto».
Nicola Benvenuti
Filippo Greggio
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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