IL CASO
VENEZIA Marghera. Poi Mestre e Zelarino. Ancora una volta. Non c'è

Venerdì 27 Marzo 2020
IL CASO
VENEZIA Marghera. Poi Mestre e Zelarino. Ancora una volta. Non c'è pace per la terraferma veneziana, non c'è pace per Mestre. La città, i suoi quartieri. Tutto è stretto in una morsa che spaventa, che non molla un secondo, che aumenta sempre più fino a lacerare, a scarnificare i tessuti per arrivare al midollo di una comunità ora sempre più tesa. Marghera mercoledì, Mestre e Zelarino, ieri. Sono i luoghi della geografia delle croci al tempo del coronavirus. I numeri, impietosi, freddi e oggettivi, lo dicono meglio di ogni altra parola: 15 morti (con o per) coronavirus su 52 del veneziano arrivano da Mestre e dalle sue realtà. Gli ultimi tre - che poi sono gli unici tre decessi registrati ieri in tutto il territorio dell'Ulss 3 - sono Carluccio Prigioni, 81 anni, padre della giornalista di 7Gold, Antonella e dello scrittore Gabriele, morto mercoledì all'ospedale di Mirano e residente a Marghera; Linda Pezzé, 61 anni di Mestre, morta ieri all'Angelo come Amodio Di Martino, 68 anni di Zelarino.
LA STORIA
Una vita tra Milano e Mestre, due città nelle quali Carluccio Prigioni si divideva dopo aver girato l'Italia e il mondo, sempre con famiglia al seguito. L'ottantunenne, già con altre patologie, era stato ricoverato a inizio mese per una frattura al femore nel reparto di Ortopedia dell'Angelo, dal 6 marzo era stato spostato nella Terapia Intensiva di Mirano dopo che il tampone che gli era stato fatto in ospedale aveva dato esito positivo al coronavirus. E a Mirano, è morto nel tardo pomeriggio di mercoledì. «Ai medici e agli infermieri del reparto di Ortopedia dell'Angelo e della terapia Intensiva di Mirano va il più grande grazie mio e della mia famiglia. Hanno fatto davvero l'impossibile per salvarlo - spiega la figlia Antonella - La cosa più brutta è stata non potergli stare accanto, non poterlo salutare nonostante gli operatori sanitari ci tenessero informati ogni sera della sua situazione, con umanità e sempre con parole importanti, anche senza mai nasconderci la realtà dei fatti. Questo virus è veramente una cosa brutta».
Giornalista nell'emittente televisiva 7Gold, in questi giorni Antonella ha continuato a raccontare le vicende del coronavirus in prima linea mentre il padre lottava tra la vita e la morte. «Come professionista ho vissuto questi giorni cercando di tenere la giusta distanza - ma da figlia se incontrassi il Covid-19 gliene darei tante e a tutto dico: state a casa». È sempre lei a raccontare chi era suo padre, ex dirigente di banca e noto anche per essere presidente della Flaminia calcio a 5 di Mestre, con il figlio Alessandro come vice. «Un gentiluomo, un padre straordinario, ha cresciuto me e i fratelli Alessandro e Gabriele. Era orgoglioso dei suoi figli, innamorato della moglie Biancamaria, carico d'affetto per le nuore e innamorato folle della nipotina».
ATTIVISTA
Amodio Di Martino, a Zelarino e Trivignano, dove viveva, era molto conosciuto. Attivo nel comitato Zelarino e Dintorni, si era fatto carico, insieme all'amico Marino Zorzetto, di numerose cause. Ex maresciallo della Marina in congedo, 68 anno, aveva iniziato a mettersi a disposizione della collettività sette anni fa, entrando a far parte del gruppo controlli di vicinato. «Poi con il comitato - racconta Zorzetto - avevamo organizzato insieme numerose iniziative, prima per la pista ciclabile della zona, poi per la problematica collegata allo smog. Amodio era sempre presente, non faceva mai mancare il suo contributo. L'ultima iniziativa anti smog era stata solo tre mesi fa». Sportivo, praticava Nordic walking ed era promotore di un'altra iniziativa locale, Quartieri in movimento. Poi il ricovero, alcune settimane fa, a causa di quel maledetto virus. I medici hanno sempre tenuto i contatti con la figlia, Carmen. Nei giorni scorsi, la sua situazione sembrava stesse migliorando. Poi, ieri mattina, il decesso. Addolorato anche il presidente della municipalità di Chirignago e Zelarino, Gianluca Trabucco. «Dispiace molto, Di Martino era sempre stato un cittadino attento - dice - molte volte ci aveva segnalato problemi e disservizi nella zona di Trivignano. Avevamo collaborato insieme, nell'ultimo periodo, per affiggere gli striscioni anti smog».
QUINDICI CROCI
Quelle di ieri sono solo le ultime tre di quindici croci. Mercoledì era toccato a Francesco Scaramuzza, 52enne di Favaro. Prima di lui, lunedì, erano spirati altri due anziani di Zelarino: Vincenzo di Tecco, 80 anni, e Maria Franzoi, 79. Domenica se n'era andata Lucia Lionello, 81enne di Corso del Popolo, colonna del volontariato in città e, come Scaramuzza, già malata da tempo. La serie di decessi mestrini si è aperta alla Gazzera il 2 marzo, con Umberto Pavan, 79 anni, fruttivendolo in pensione del mercato di via Fapanni. Poi è stata la volta di Luciano Carniato, 79enne di Favaro, cardiopatico, a una settimana di distanza, il 9 marzo. Sempre di Favaro, scomparso il 10 marzo, il 98enne Giuseppe Gaiotto e Mario Trevisan, 78 anni, morto dieci giorni più tardi. Nel mezzo, altri due anziani di Mestre: un 88enne e un 82enne, morti a Mestre rispettivamente l'11 e il 12 marzo. Il 19 marzo, l'elenco si è allungato con il 55enne Raul Ziliotto, anche lui cardiopatico e diabetico. Infine Eugenio Stefani, 73 anni, ex presidenti della società di ciclismo Coppi Gazzera. Per arrivare a questa settimana di passione con sei mestrini vittime del coronavirus. Tutte situazioni, le loro, comunque in linea con i casi nazionali e di qiella (quasi nulla) letteratura che c'è sulla lotta a Covid-19. Se a essere contagiati sono persone di tutte le età, a pagare il prezzo maggiore sono però pazienti con un quadro clinico già compromesso.
Nicola Munaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci