IL CASO
VENEZIA La medicina di base si ferma ancora per due giorni, domani e

Martedì 18 Maggio 2021
IL CASO VENEZIA La medicina di base si ferma ancora per due giorni, domani e
IL CASO
VENEZIA La medicina di base si ferma ancora per due giorni, domani e dopo domani, perché i dottori tornano a casa degli anziani over 80 che non possono muoversi da casa per fare i richiami delle prime dosi somministrate il 22 e il 23 aprile scorsi. Si tratta di circa 3.500 persone, allettate o che non riescono a camminare per andare in uno dei centri vaccinali, alle quali viene somministrato il vaccino Pfizer.
«Oltre agli anziani stavolta approfittiamo per raggiungere anche i soggetti fragili - spiega Maurizio Scassola, segretario provinciale della Fimmg, la Federazione dei medici di medicina generale che sottolinea - Andiamo, così, a chiudere l'importante partita degli ottantenni, una fetta di popolazione numericamente consistente nella nostra provincia, in cui ora resta solo un residuale 5-6% di chi non si vuole vaccinare». Per l'occasione, come già successo un mese fa, il lavoro in ambulatorio viene sospeso e demandato alla Guardia medica (che adesso si chiama Continuità assistenziale, ndr), mentre per le urgenze ovviamente si può fare riferimento al Pronto soccorso.
I DISAGI
Ad aderire, in provincia, è circa il 90% dei camici bianchi di base, circa 340 sui 383 in servizio. La convenzione con l'Ulss prevede un compenso di 18,60 euro per l'accesso a domicilio e altri 6,16 per effettuare l'iniezione vera e propria.
Se da un lato l'operazione chiude la campagna sugli anziani più grandi, dall'altro non mancheranno i disagi per l'utenza sul fronte dell'attività ambulatoriale ordinaria. In effetti a fine aprile, quando erano state somministrate le prime dosi, il giorno successivo alle 48 ore di stop molti pazienti avevano preso d'assalto gli ambulatori subissando i medici e le segreterie di richieste di visite, esami e ricette. Un carico di lavoro notevole che aveva spinto più di qualcuno a chiedersi se non sarebbe stato più opportuno che i medici andassero a domicilio nel weekend, invece che nel cuore della settimana.
Memore di quanto successo un mese fa, Scassola lancia l'appello: «Chiediamo un po' di pazienza. Venerdì venga in ambulatorio solo chi ha effettivamente bisogno, per un'urgenza o una scadenza improrogabile. Per la ripetitibilità di una prescrizione, ad esempio, si può anche aspettare la settimana prossima». Ogni medico impegnato a domicilio farà una decina di interventi al giorno visto che tra anamnesi dello stato di salute, inoculazione e successiva osservazione per escludere eventuali effetti collaterali, servono all'incirca tre quarti d'ora. Da ricordare che in carico ai medici di medicina generale ci sono anche le prime vaccinazioni dei settantenni (classi 1942-'51) che possono essere prenotate tramite un'apposita piattaforma accessibile sempre dal portale dell'Ulss, se il medico vi ha inserito la propria agenda. Vale, comunque, il doppio sistema di chiamata: può essere il medico stesso a convocare il proprio assistito che rientri in questa fascia d'età, così come questi può farsi avanti e chiedere l'appuntamento.
MANCATE RISPOSTE
Dall'Ulss 3 continua la richiesta di spiegazione della non adesione al vaccino da parte dei sanitari che lavorano nel privato. Delle 3mila lettere spedite, in mille non hanno ancora risposto e più o meno si attesterà su quel numero quello di quanti decideranno di non farlo per convinzione e non perché incompatibili con i sieri.
Sul tema dell'obbligatorietà del vaccino ieri hanno protestato davanti alla Prefettura di Venezia i sindacati della Cub: «Non ci schieriamo pro o contro le vaccinazioni ma al fianco dei lavoratori e contro i ricatti. Il problema è il demansionamento, il trasferimento e la sospensione senza retribuzione per chi non si vaccina».
Alvise Sperandio
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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