Categorie in rivolta «È una presa in giro»

Sabato 14 Novembre 2020
LE REAZIONI
UDINE Il nuovo decreto, con il declassamento del Fvg dalla zona gialla a quella arancione e la nuova stretta anti-contagio ha avuto l'effetto di una bomba, a poche ore dall'ordinanza del presidente Fedriga. «Esterrefatti» gli esercenti, che si sentono «presi in giro», come dice il presidente regionale della Fipe Bruno Vesnaver. Preoccupati gli imprenditori dei centri commerciali, come Antonio Maria Bardelli, convinto che quando le regole del gioco cambiano così velocemente «è oggettivamente difficile seguirle». «Sorpresi» gli amministratori e i politici della Lega, a partire dal sindaco di Udine Pietro Fontanini, persuaso che «il ministro Speranza» avrebbe potuto «avvertire che tutto sarebbe cambiato nello spazio di poche ore».
IL PREFETTO
Ad ogni buon conto, ammonisce il prefetto di Udine, Angelo Ciuni, «regole più stringenti faranno capire a tutti che la situazione è grave. La zona arancione impone maggiore chiarezza. Lasciare molta elasticità in questo momento è rischioso. Credo che la scelta assunta sia anche molto preventiva, perché per certi versi l'evoluzione dei contagi è così instabile che può cambiare da un giorno a un altro».
LE CATEGORIE
«Siamo esterrefatti di fronte alla decisione del governo - si sfoga il presidente provinciale Fipe Antonio Dalla Mora -. Non tanto in merito alla necessità o meno di misure più restrittive, ma per l'intempestività con cui sono state adottate, anche in ragione del fatto che lo stesso ministro Speranza, non più tardi di ieri (giovedì ndr) aveva concordato i contenuti dell'ordinanza sottopostagli da Fedriga, Zaia e Bonaccini. A questo punto viene da chiedersi se ci sia un reale coordinamento fra il ministro e il comitato tecnico scientifico. Gli imprenditori, che si sono sempre dimostrati rispettosi di tutte le limitazioni imposte sinora, iniziano a porsi dei dubbi sulla linea da tenere in quanto non reputano possibile correggere due volte l'impostazione della gestione dell'azienda in 24 ore», conclude. Rincara la dose il presidente del comitato regionale Fipe Bruno Vesnaver: «Ci sentiamo presi in giro. Che senso ha avuto per il Governo dare il placet all'ordinanza regionale per poi far finire il nostro territorio in zona arancione poche ere dopo? Giocano sulla pelle delle persone, degli imprenditori, siamo veramente stanchi. Adesso deve slittare ogni pagamento, e il Governo deve garantire ristori sostanziosi». Anche Marco Zoratti, vicepresidente di Confesercenti Fvg fa sapere che «vigileremo sui tempi dei ristori». Alieno per costume alle polemiche, non ne vuole sollevare neppure questa volta Antonio Maria Bardelli, che guida il Città Fiera. «Nel giro di poche ore cambiano le regole del gioco - si limita a rilevare - ed è oggettivamente difficile seguirle. Non credo sia il momento di fare polemiche. Certamente questa è una misura che creerà ulteriori problemi in un modo diverso. A seconda delle regole del gioco, verrà penalizzata più o meno qualche area rispetto ad un'altra, ma credo che in genere ci sarà una penalizzazione maggiore per tutti».
LA POLITICA
«Siamo rimasti esterrefatti - sbotta il consigliere regionale leghista Diego Bernardis -. Rispetto a giovedì non si sono decuplicati i casi, anche se la situazione è critica. Per questo siamo rimasti decisamente sorpresi per il fatto che ieri il governo attraverso il ministro Speranza aveva avallato l'ordinanza di Fedriga e oggi tutto questo viene sconfessato». «Non contesto - aggiunge - la decisione dal punto di vista scientifico, contesto il metodo. Politicamente è una cosa che lascia sconcertati». «Penso che il ministro Speranza quando ha firmato le disposizioni decise dai governatori tra cui Fedriga poteva avvertire che tutto sarebbe cambiato nello spazio di poche ore. Questo modo di operare crea solo confusione negli operatori economici», dice Fontanini. Difende il governo Cristiano Shaurli, segretario Pd Fvg, che ricorda che «il comitato scientifico si basa su dati e parametri oggettivi. Bene avrebbero fatto Fedriga ad aspettare la giornata di oggi prima di emanare provvedimenti regionali: così abbiamo solo creato speranze e aspettative a settori già duramente provati». Certo, aggiunge, «rimane l'amaro in bocca» di fronte a realtà come il Veneto «che in questi mesi è stato in grado di organizzare tracciamenti, numero di tamponi e risposte sanitarie che oggi lo mettono in una situazione migliore della nostra. Siamo contenti per loro, noi invece dovremmo pensare a quando tempo abbiamo perso ad andare in piazza a lucrare consenso».
Camilla De Mori
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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