CANEVA POLCENIGO
La famiglia di Paolo Zoldan, il 46enne originario di Sarone

Sabato 1 Maggio 2021
CANEVA POLCENIGO La famiglia di Paolo Zoldan, il 46enne originario di Sarone
CANEVA POLCENIGO
La famiglia di Paolo Zoldan, il 46enne originario di Sarone deceduto nei giorni scorsi per un'infezione, ha presentato un esposto ai carabinieri. Chiede di sapere se, in caso di diagnosi tempestiva, il congiunto avrebbe potuto avere una chance di vita. Zoldan, che abitava a Polcenigo ed era un operaio specializzato, è mancato il 27 aprile all'ospedale di Pordenone. Stava male da mesi. I problemi di salute erano cominciati a novembre 2020 con forti dolori alla schiena. Si era rivolto al medico di famiglia che, ipotizzando un problema muscolare, gli aveva dato qualche giorno di malattia e prescritto un tampone per escludere un contagio da Covid-19.
LE CURE
Nonostante il riposo, i dolori non cessavano. Al pronto soccorso di Sacile lo avevano sottoposto a una radiografia che aveva evidenziato una broncopolmonite, curata con antibiotici. Una successiva radiografia - spiega Studio3A in una nota - aveva riscontrato traccia di una cicatrice lasciata dalla broncopolmonite guarita. Zoldan ha continuato a star male. «Si è rivolto più volte prima al sostituto del suo medico di base, costretto ad assentarsi perché risultato positivo al Coronavirus, e poi anche a quest'ultimo, ma le prescrizioni sono sempre le stesse e per lo più senza visite in presenza, ma solo per telefono: ulteriori giorni di malattia e l'esecuzione di altri tamponi tutti negativi», continua Studio3A sottolineando che dagli esami del sangue erano emerse anomalie relative a un tasso elevato di globuli bianchi.
L'INFEZIONE
Zoldan cambia medico di famiglia senza risolvere i suoi problemi di salute. Nell'esposto si ripercorre il suo peregrinare da un medico all'altro, fino al pronto soccorso di Pordenone, dove gli somministrano una flebo di vitamina B12 e lo rimandano a casa. Quando torna in pronto soccorso insiste affinchè venga esaminata la sua documentazione clinica e una dottoressa riscontra alcune problematiche cardiache. «Il 17 marzo viene ricoverato e si scopre che la spossatezza è originata da un'infezione da enterococco, con un nido attorno alla valvola aortica che era stata sfiancata - continua Studio3A -. Il paziente passa nel reparto di Chirurgia, poi in Cardiologia e in Unità coronarica, ma il suo quadro clinico è ormai critico perché l'infezione era già presente da novembre e il batterio si era esteso in setticemia».
L'ESPOSTO
Il quadro clinico di Zoldan era così compromesso che non è stato possibile sottoporlo a un intervento. La cura antibiotica purtroppo non ha avuto effetti. La moglie, tormentata dal dubbio che l'infezione potesse essere curata se diagnosticata tempestivamente, attraverso il consulente legale Riccardo Vizzi ha presentato un esposto in cui chiede di accertare eventuali responsabilità in capo ai sanitari che hanno avuto in cura il marito. Alla Procura è stato chiesto di disporre l'autopsia e di sequestrare le cartelle cliniche.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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