Uccise Natasha, confermati 30 anni

Giovedì 7 Marzo 2019
Uccise Natasha, confermati 30 anni
TREBASELEGHE
Non fu una storia d'amore, ma una vicenda di possesso. L'eloquente sottolineatura della Procura Generale di Venezia, ieri durante il processo di secondo grado celebrato nell'aula bunker di Mestre, vale a sintetizzare il verdetto pronunciato dalla Corte d'Appello nei confronti di Luigi Sibilio: conferma della condanna per il femminicidio di Trebaseleghe, avvenuto il 18 maggio 2017, quando venne accoltellata a morte Natasha Bettiolo. In attesa del ricorso in Cassazione, già annunciato dalla difesa del macellaio di Loreggia, restano dunque fermi i 30 anni di reclusione e la provvisionale di quasi 1,2 milioni di euro a favore dei familiari della cuoca di Massanzago.
LA VICENDA
Secondo quanto riferiscono le parti, visto che l'udienza era a porte chiuse, nel corso della requisitoria e delle arringhe sono stati ripercorsi i punti salienti della tragica vicenda. La relazione durata appena un mese, la decisione della 46enne di troncare una frequentazione che non gradiva, l'incapacità del 35enne di rispettare una scelta che non condivideva, la folle conclusione: o mia, o di nessun altro. E poi, in quel drammatico pomeriggio, il commento al bar a proposito di un'altra donna ammazzata dall'ex compagno («Per uccidere basta una coltellata al collo»), prima di sferrare nove fendenti proprio a Natasha, a bordo dell'auto di lei, appena uscita dal turno di lavoro all'istituto comprensivo, fino a rivolgere la lama contro se stesso, nel tentativo di farla finita.
ACCORDO MANCATO
Nei giorni scorsi l'avvocato Stefano Sartori, difensore di Sibilio, aveva cercato un accordo con la Procura Generale: la concessione delle attenuanti generiche equivalenti alle aggravanti contestate. «Il mio assistito era un incensurato, è un soggetto impulsivo ma pur provenendo da una zona ad alto tasso di criminalità com'è la terra dei fuochi si è sempre mantenuto lavorando, inoltre ha confessato subito», spiega il legale. Ma quel tecnicismo avrebbe comportato uno sconto troppo ampio della pena, al punto da farla scendere dai 30 anni ottenuti in primo grado mediante il ricorso al rito abbreviato, a 17 o forse anche a 16. Un'ipotesi inaccettabile per la pubblica accusa, che ha così insistito per il rigetto dell'appello, sottolineando la premeditazione del delitto. «Lo stesso abbiamo fatto noi, chiedendo che venisse confermata la condanna emessa dal gup di Padova, anche se nulla potrà restituire Natasha ai suoi cari», afferma l'avvocato Marco Serena, che assiste i parenti della vittima.
LE MOTIVAZIONI
Così alla fine è stato. La Corte d'Appello ha ribadito il pronunciamento precedente, comprese le statuizioni civili, con provvisionali di 400.000 euro per ciascuno dei due figli, di 120.000 ognuno per il padre, la madre e la sorella, di 30.000 per l'ex marito. Soldi che finora i congiunti non hanno mai visto, così come non hanno mai ricevuto lettere dall'assassino, detenuto nel carcere di Vicenza, dove lamenta di non poter lavorare. Le motivazioni saranno depositate fra 90 giorni. Ma alla vigilia della festa della donna, il dispositivo rasserena un po' il clima, dopo le polemiche dei giorni scorsi per la «tempesta emotiva e passionale» che ha contribuito a dimezzare la pena per il femminicidio di Riccione.
Angela Pederiva
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