Simioni: «Richiamare i pensionati? No, iniziamo a investire sui giovani»

Giovedì 16 Maggio 2019
Simioni: «Richiamare i pensionati? No, iniziamo a investire sui giovani»
L'OPINIONE
PADOVA «Il male della sanità oggi è l'instabilità dei modelli organizzativi. In Veneto e a Padova siamo passati in un batter d'ali da un disegno all'altro. Le contestazioni sono ben accette, ma se scegliamo una via da percorrere, tale deve rimanere». Si esprime così il presidente dell'Ordine dei medici chirurghi e odontoiatri, Paolo Simioni, in merito alle polemiche sul nuovo Piano socio sanitario regionale.
Professor Simioni, quali i grandi temi della sanità padovana in questo momento?
«La carenza di personale e le connesse implicazioni di programmazione. I medici in pensione, con il loro bagaglio di esperienza e formazione, che vengono richiamati al lavoro e gli investimenti che bisognerebbe fare sulle giovani leve. La riorganizzazione nell'ambito della sanità veneta e la nuova geografia di quella padovana. La preoccupazione di tanti colleghi sulle condizioni lavorative, legate alle carenze di personale, ma anche alle violenze verbali, e non solo, nei loro confronti. Questi sono tutti temi sui quali si percepisce l'urgenza di una riflessione».
E come vede il destino dell'ospedale Sant'Antonio?
«Partiamo dal fatto che è stato già accettato e condiviso il modello bi-polo: da un lato ci sarà il nuovo ospedale e dall'altro un grande ospedale cittadino. È chiaro che se l'Azienda sarà deputata a diventare il nosocomio della città, dovrà anche coordinare le risorse che ha accanto. Tra queste, il Sant'Antonio. Specifico che si parla di coordinamento, non di chiusure. È un'operazione che ha bisogno di tempi e modi adeguati, nel rispetto del personale medico-sanitario e della cittadinanza. Sicuramente non è come far scattare un interruttore, ma bisogna pur sempre iniziare».
È atteso per sabato, al centro congressi Papa Luciani, il tradizionale appuntamento con La giornata del medico e dell'odontoiatra. Che significato può assumere oggi?
«È un momento per festeggiare chi raggiunge l'ambito traguardo dei 50 anni di laurea (41 colleghi) e chi, dall'altro lato, si affaccia alla professione facendo il giuramento di Ippocrate (181 chirurghi e 21 odontoiatri). Ed è occasione per consegnare la targa al merito deontologico ad alcuni colleghi. Quest'anno al professor Paolo Benciolini, al dottor Egidio Bosisio e dottoressa Bettina Simoncini. Ci sarà anche un premio per iniziative umanitarie. Ma non solo, è soprattutto un momento per incontrarsi e riflettere».
Come si sta evolvendo la medicina e la sanità?
«È indubbio che sia in atto una nuova era della medicina: nuove terapie, diagnosi sempre più specifiche, prevenzione, ma anche riorganizzazione dei luoghi di cura e dei modi di lavorare. Il malato non è più protagonista passivo. E allora: i nostri giovani medici, che sabato giureranno ad Ippocrate, che scenari lavorativi trovano? In quali strutture verranno assunti? Come sarà la professione che hanno scelto di svolgere? E ancora, qual è la percezione che la società e il paziente oggi hanno della figura del medico? Sono domande alle quali le istituzioni e il mondo della politica hanno il dovere di rispondere».
Vengono richiamati medici in pensione per sopperire alle carenze di anestesisti, pediatri, medici d'urgenza. Qual è il problema?
«È un momento turbolento. Richiamare medici in pensione o ricorrere a contratti libero professionali sono soluzioni tampone. Il grande investimento deve guardare ai giovani. Da tempo ripetiamo che la programmazione nazionale è sbagliata: è necessario rivedere il numero di borse di studio delle scuole di specialità. Se ci muoviamo, nel giro di pochi anni tutto questo si risolverà».
Elisa Fais
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