CAMPO SAN MARTINO
Salgono a quattordici gli arrestati, uno dei quali ai domiciliari, nella complessa operazione denominata Plastic Connection, portata a termine dai carabinieri del comando provinciale di Belluno, in collaborazione con i colleghi del Nucleo investigativo di polizia ambientale agroalimentare e forestale, su direzione della Procura distrettuale antimafia di Venezia. Ieri altri due provvedimenti restrittivi che si aggiungono ai dodici eseguiti il primo giorno. Uno è un uomo d'affari padovano, Franco Rossetto, 52 anni, nato a Camposampiero, residente a Campo San Martino. Si trovava in Ungheria dove ha un'attività. Questo spiega perchè la notifica del provvedimento cautelare sia giunta dopo 24 ore rispetto agli altri. É il secondo imprenditore padovano coinvolto nella vicenda dopo Franco Ferramosca Domeniconi, 46 anni, originario di Arezzo, abitante in centro a Padova, contitolare dell'azienda di materie plastiche Sir SpA, con sede a Piazzola sul Brenta.
I REATI
Da quanto trapela Rossetto avrebbe avuto un ruolo preciso nell'articolata vicenda che vede gli inquirenti procedere per i reati di associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti ed emissione di fatture per operazioni inesistenti. Da Belluno, oltre alla provincia di Padova, interessate anche quelle di Vicenza, Treviso, Napoli, Avellino e Pisa. A Campo San Martino il cognome Rossetto è diffuso, ma del cinquantaduenne procacciatore d'affari si sa poco. Praticamente nessuno sembra sapere chi sia, e quei pochi che si ricordano di lui non lo vedono da molto, moltissimo tempo. In effetti se il cuore del suo lavoro non è in Italia, è comprensibile che non coltivi grandi rapporti in paese. Pare però, stando alle indagini, che ci siano stati contatti con altri imprenditori coinvolti nell'inchiesta, cominciata nel 2017.
Dalla Campania veniva trasportata nel nord Italia una enorme quantità di rifiuti, 22 mila le tonnellate catalogate, che per i controlli non potevano più essere smaltite in loco. Un business per la malavita che non poteva fermarsi. Di qui l'azione dei faccendieri con gli imprenditori del nord. Materiali, non pochi classificati come pericolosi, in parte stoccati in modo irregolare in vari siti ed in altra parte smaltiti, sempre in modo illecito, dopo l'inserimento nel ciclo produttivo di alcune aziende operanti nel settore plastico, con un compenso di non meno di 48 euro a tonnellata. Cominciati ieri pomeriggio gli interrogatori del Gip Francesca Zancan.
Michelangelo Cecchetto
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Salgono a quattordici gli arrestati, uno dei quali ai domiciliari, nella complessa operazione denominata Plastic Connection, portata a termine dai carabinieri del comando provinciale di Belluno, in collaborazione con i colleghi del Nucleo investigativo di polizia ambientale agroalimentare e forestale, su direzione della Procura distrettuale antimafia di Venezia. Ieri altri due provvedimenti restrittivi che si aggiungono ai dodici eseguiti il primo giorno. Uno è un uomo d'affari padovano, Franco Rossetto, 52 anni, nato a Camposampiero, residente a Campo San Martino. Si trovava in Ungheria dove ha un'attività. Questo spiega perchè la notifica del provvedimento cautelare sia giunta dopo 24 ore rispetto agli altri. É il secondo imprenditore padovano coinvolto nella vicenda dopo Franco Ferramosca Domeniconi, 46 anni, originario di Arezzo, abitante in centro a Padova, contitolare dell'azienda di materie plastiche Sir SpA, con sede a Piazzola sul Brenta.
I REATI
Da quanto trapela Rossetto avrebbe avuto un ruolo preciso nell'articolata vicenda che vede gli inquirenti procedere per i reati di associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti ed emissione di fatture per operazioni inesistenti. Da Belluno, oltre alla provincia di Padova, interessate anche quelle di Vicenza, Treviso, Napoli, Avellino e Pisa. A Campo San Martino il cognome Rossetto è diffuso, ma del cinquantaduenne procacciatore d'affari si sa poco. Praticamente nessuno sembra sapere chi sia, e quei pochi che si ricordano di lui non lo vedono da molto, moltissimo tempo. In effetti se il cuore del suo lavoro non è in Italia, è comprensibile che non coltivi grandi rapporti in paese. Pare però, stando alle indagini, che ci siano stati contatti con altri imprenditori coinvolti nell'inchiesta, cominciata nel 2017.
Dalla Campania veniva trasportata nel nord Italia una enorme quantità di rifiuti, 22 mila le tonnellate catalogate, che per i controlli non potevano più essere smaltite in loco. Un business per la malavita che non poteva fermarsi. Di qui l'azione dei faccendieri con gli imprenditori del nord. Materiali, non pochi classificati come pericolosi, in parte stoccati in modo irregolare in vari siti ed in altra parte smaltiti, sempre in modo illecito, dopo l'inserimento nel ciclo produttivo di alcune aziende operanti nel settore plastico, con un compenso di non meno di 48 euro a tonnellata. Cominciati ieri pomeriggio gli interrogatori del Gip Francesca Zancan.
Michelangelo Cecchetto
© RIPRODUZIONE RISERVATA