PRIMAVERA
Un gol storico per regalare una Coppa Italia al Vicenza e una fascia da capitano portata con orgoglio a Venezia, ma anche una stagione da protagonista a Treviso e una breve parentesi a Padova. Maurizio Rossi, 49 anni, conosce il calcio veneto come le proprie tasche. Dopo 333 presenze con 53 gol da calciatore professionista e dieci anni da allenatore (prima tra i dilettanti e poi nel settore giovanile del Venezia), per l'ex ala destra ecco la grande occasione: è lui il nuovo allenatore della Primavera del Cittadella che oggi inizia la preparazione.
Come è nata questa opportunità?
«Conosco da tempo il responsabile del settore giovanile Cristian La Grottería, con cui ho pure giocato assieme nel Padova. Quando ci siamo incontrati per parlare di questa possibilità, ci siamo trovati subito d'accordo su tutto. Le nostre idee combaciavano. Devo ringraziare lui e il direttore generale Marchetti, ma dico grazie anche il Venezia che negli ultimi anni mi ha permesso di fare esperienze importanti a livello giovanile».
Che campionato si aspetta?
«Giocheremo il torneo Primavera 2 e il livello sarà sicuramente alto: probabilmente nel nostro girone ci sarà anche il Milan. Sarà una stagione stimolante. L'obiettivo primario, però, non sono i risultati: siamo qui per crescere giovani fornendo un serbatoio importante alla prima squadra. Se ci saremo riusciti, la stagione sarà stata positiva».
Qual è la sua idea di calcio?
«Cercheremo di giocare con lo stesso modello della prima squadra (l'anno scorso il Cittadella giocava principalmente con il 4-3-1-2, ndr). Punteremo sulla qualità, cercando sempre di uscire con la palla e di palleggiare. Ma lavoreremo molto anche sulla fase di riconquista: l'obiettivo è essere aggressivi e dare intensità per non far giocare gli altri. Ho già avuto un primo piacevole colloquio con mister Venturato e sono sicuro che ci sarà una bella collaborazione».
Chi sono i suoi modelli in panchina tra i suoi ex allenatori?
«Dico senza dubbio Guidolin, con cui ho vinto la coppa Italia a Vicenza. Mi spiace che non alleni da un po', ma per me resta un grande maestro. Ho un bellissimo rapporto con Gianfranco Bellotto, di Camposampiero, e ho avuto il piacere di essere allenato anche da Prandelli a Lecce in serie A: fu un'annata sfortunata, ma si vedevano già le qualità che l'avrebbero portato fino alla nazionale».
E tra gli allenatori di oggi?
«Penso che Conte rispecchi sotto tanti punti di vista l'allenatore ideale per una società, visto che riesce quasi sempre a tirar fuori il meglio dai giocatori anche dal punto di vista caratteriale. Ora ho la fortuna di veder lavorare da vicino mister Venturato, che negli ultimi anni in B ha condotto stagioni straordinarie. Spero di imparare tanto da lui».
Facciamo un passo indietro. Vent'anni da giocatore vestendo le maglie di Aosta, Vicenza, Lecce, Treviso, Pescara, Siena, Venezia, Padova e Viterbese. La soddisfazione più grande?
«Vincere la coppa Italia col Vicenza segnando il gol nella finale contro il Napoli al Menti è una sensazione che mi porterò dietro per tutta la vita. Ma nella mia carriera ho vissuto diverse emozioni, perfino quella di giocare tra i pali dopo l'espulsione del mio portiere (Soviero a Venezia, ndr).
Delle esperienze a Treviso e Padova cosa ricorda?
«A Treviso in B fu una stagione importante, e a centrocampo con me giocava Diego Bonavina che ora è assessore a Padova. In maglia biancoscudata invece sono riuscito a giocare poco con Ulivieri in panchina perché ho avuto molti problemi fisici. Ricordo che in una trasferta di Lega Pro a Fermo segnai l'unico rigore calciato in carriera».
Compagni e avversari: chi l'ha impressionata in più?
«Tra i compagni dico il principe Giannini a Lecce e il bomber Otero a Vicenza, tra gli avversari ho l'imbarazzo della scelta tra Totti, Del Piero, un giovanissimo Cassano a Bari. Il più impressionante però era Ronaldo. In un Inter-Vicenza a San Siro si allargò in fascia e mi puntò: pensavo di avergliela presa, ma mi mandò al bar e andò in porta».
Dal 2009 siede in panchina.
San Donà in Eccellenza, Miranese in Eccellenza e Promozione, Berretti del Venezia, Clodiense in serie D e poi ancora Venezia con under 17, under 15 e under 16. Adesso il Cittadella: sarà una sfida bellissima in una realtà che punta molto pure sui valori umani come il rispetto e l'umiltà».
Gabriele Pipia
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Un gol storico per regalare una Coppa Italia al Vicenza e una fascia da capitano portata con orgoglio a Venezia, ma anche una stagione da protagonista a Treviso e una breve parentesi a Padova. Maurizio Rossi, 49 anni, conosce il calcio veneto come le proprie tasche. Dopo 333 presenze con 53 gol da calciatore professionista e dieci anni da allenatore (prima tra i dilettanti e poi nel settore giovanile del Venezia), per l'ex ala destra ecco la grande occasione: è lui il nuovo allenatore della Primavera del Cittadella che oggi inizia la preparazione.
Come è nata questa opportunità?
«Conosco da tempo il responsabile del settore giovanile Cristian La Grottería, con cui ho pure giocato assieme nel Padova. Quando ci siamo incontrati per parlare di questa possibilità, ci siamo trovati subito d'accordo su tutto. Le nostre idee combaciavano. Devo ringraziare lui e il direttore generale Marchetti, ma dico grazie anche il Venezia che negli ultimi anni mi ha permesso di fare esperienze importanti a livello giovanile».
Che campionato si aspetta?
«Giocheremo il torneo Primavera 2 e il livello sarà sicuramente alto: probabilmente nel nostro girone ci sarà anche il Milan. Sarà una stagione stimolante. L'obiettivo primario, però, non sono i risultati: siamo qui per crescere giovani fornendo un serbatoio importante alla prima squadra. Se ci saremo riusciti, la stagione sarà stata positiva».
Qual è la sua idea di calcio?
«Cercheremo di giocare con lo stesso modello della prima squadra (l'anno scorso il Cittadella giocava principalmente con il 4-3-1-2, ndr). Punteremo sulla qualità, cercando sempre di uscire con la palla e di palleggiare. Ma lavoreremo molto anche sulla fase di riconquista: l'obiettivo è essere aggressivi e dare intensità per non far giocare gli altri. Ho già avuto un primo piacevole colloquio con mister Venturato e sono sicuro che ci sarà una bella collaborazione».
Chi sono i suoi modelli in panchina tra i suoi ex allenatori?
«Dico senza dubbio Guidolin, con cui ho vinto la coppa Italia a Vicenza. Mi spiace che non alleni da un po', ma per me resta un grande maestro. Ho un bellissimo rapporto con Gianfranco Bellotto, di Camposampiero, e ho avuto il piacere di essere allenato anche da Prandelli a Lecce in serie A: fu un'annata sfortunata, ma si vedevano già le qualità che l'avrebbero portato fino alla nazionale».
E tra gli allenatori di oggi?
«Penso che Conte rispecchi sotto tanti punti di vista l'allenatore ideale per una società, visto che riesce quasi sempre a tirar fuori il meglio dai giocatori anche dal punto di vista caratteriale. Ora ho la fortuna di veder lavorare da vicino mister Venturato, che negli ultimi anni in B ha condotto stagioni straordinarie. Spero di imparare tanto da lui».
Facciamo un passo indietro. Vent'anni da giocatore vestendo le maglie di Aosta, Vicenza, Lecce, Treviso, Pescara, Siena, Venezia, Padova e Viterbese. La soddisfazione più grande?
«Vincere la coppa Italia col Vicenza segnando il gol nella finale contro il Napoli al Menti è una sensazione che mi porterò dietro per tutta la vita. Ma nella mia carriera ho vissuto diverse emozioni, perfino quella di giocare tra i pali dopo l'espulsione del mio portiere (Soviero a Venezia, ndr).
Delle esperienze a Treviso e Padova cosa ricorda?
«A Treviso in B fu una stagione importante, e a centrocampo con me giocava Diego Bonavina che ora è assessore a Padova. In maglia biancoscudata invece sono riuscito a giocare poco con Ulivieri in panchina perché ho avuto molti problemi fisici. Ricordo che in una trasferta di Lega Pro a Fermo segnai l'unico rigore calciato in carriera».
Compagni e avversari: chi l'ha impressionata in più?
«Tra i compagni dico il principe Giannini a Lecce e il bomber Otero a Vicenza, tra gli avversari ho l'imbarazzo della scelta tra Totti, Del Piero, un giovanissimo Cassano a Bari. Il più impressionante però era Ronaldo. In un Inter-Vicenza a San Siro si allargò in fascia e mi puntò: pensavo di avergliela presa, ma mi mandò al bar e andò in porta».
Dal 2009 siede in panchina.
San Donà in Eccellenza, Miranese in Eccellenza e Promozione, Berretti del Venezia, Clodiense in serie D e poi ancora Venezia con under 17, under 15 e under 16. Adesso il Cittadella: sarà una sfida bellissima in una realtà che punta molto pure sui valori umani come il rispetto e l'umiltà».
Gabriele Pipia