«Persi metà clienti, ma dietro ci sono le nostre famiglie»

Mercoledì 12 Maggio 2021
«Persi metà clienti, ma dietro ci sono le nostre famiglie»
L'INTERVISTA
PADOVA Scuote la testa Severina Cremona, presidente del centro commerciale Giotto e titolare della Farmacia alla Stanga. «Siamo discriminati, così non si può andare avanti . Abbiamo tutte le carte in regola per tenere aperto nel weekend e invece ci lasciano chiusi. Questo trattamento differente non lo condivido».
Perché vi sentite discriminati?
«Perché si potrebbe lavorare in sicurezza esattamente come i negozi sulle strade. Forse ancora di più viste anche le immagini che i media trasmettono sulla folla del fine settimana in centro storico. E la situazione sta diventando davvero pesante per gli esercizi che si trovano all'interno di centri commerciali come il nostro, la crisi sta pesando su di noi in modo importante».
In che modo?
«A differenza dei negozi che si trovano all'esterno noi possiamo contingentare gli ingressi, limitarli a seconda della capienza che possiamo sostenere. Abbiamo la possibilità di bloccare le porte d'entrata programmando il numero massimo di persone che possono accedere contemporaneamente. Per questo venire qui è più sicuro che andare altrove».
Quanti negozi ci sono al centro Giotto?
«Ne abbiamo 65, di cui 58 attivi. Hanno aderito alla protesta quasi tutti, almeno il 90 per cento. Gli imprenditori non sono abituati a manifestare ma tutti sappiamo che così non si può andare avanti, dobbiamo cercare di farlo capire a chi prende le decisioni e abbiamo voluto farlo in modo pacifico, dando un segnale di dissenso con le scelte attuali».
Quanti clienti perdete restando chiusi nel fine settimana?
«Almeno il 45 per cento, forse anche di più. Il sabato e la domenica sono i giorni più importanti, quelli in cui si lavora davvero, poi ogni negozio ha una media sua di flusso di clienti per cui è difficile calcolare una perdita di fatturato medio. Prima della pandemia contavamo 4 milioni di visitatori l'anno».
Come vi organizzereste se poteste aprire nel weekend?
«Innanzitutto dovremmo calcolare il numero massimo di persone che possono entrare contemporaneamente. Poi basterebbe programmare le porte esterne e mettere degli addetti alla sicurezza. Per il resto abbiamo tutto, percorsi segnati, macchine per la sanificazione, gel disinfettante. In questo anno e mezzo siamo stati molto precisi con l'organizzazione per garantire il massimo della sicurezza. Al governo non sono stati altrettanto precisi».
Quanto potete andare avanti?
«Non molto, la chiusura il sabato e la domenica sta pesando davvero tanto sulle nostre entrate. È quello che ci fa più arrabbiare, il fatto che non si stia programmando il futuro».
Cosa intende?
«Dovremo convivere con il virus ancora per un po', non sappiamo per quanto. La vita non sarà più come prima, l'attenzione dovrà restare alta se non vogliamo ricadere nell'incubo. Stanno entrando in gioco le varianti e il quadro è incerto. Ma si potrebbe programmare una riapertura nel weekend con un po' di intelligenza e buon senso. In tanti mi hanno detto che in questo modo non ce la fanno più, non riescono a sostenere le spese, sono a rischio posti di lavoro e dietro a ogni posto di lavoro c'è una famiglia, ricordiamocelo».
Si.Mo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci