Medicina legale, non si sa di chi sono i capelli nelle provette

Sabato 27 Aprile 2019
Medicina legale, non si sa di chi sono i capelli nelle provette
L'INCHIESTA
PADOVA La prima parte dell'incidente probatorio sullo scandalo delle presunte provette manomesse a Medicina legale, sembra non avere risolto il giallo. In aula lo scorso 17 aprile, davanti al Gip Elena Lazzarin e al pubblico ministero, ha parlato il genetista e colonnello dei carabinieri del Ris Giampietro Lago consulente per la pubblica accusa. L'esperto ha sottolineato come nei capelli all'interno delle due provette sequestrate dagli inquirenti non sia presente il Dna dei due automobilisti che, secondo l'accusa, sarebbero stati favoriti così da non vedersi sequestrata la patente di guida dopo essere stati pizzicati al volante sotto l'effetto di sostanze stupefacenti. Ma a questo punto sono insorti gli avvocati delle difese. Motivo, i capelli nelle provette sono privi di bulbo pilifero per cui è scientificamente impossibile ricavarne il Dna. In sintesi, non è possibile affermare per gli avvocati se sono o non sono dei due automobilisti. Lo stesso colonnello avrebbe dichiarato di avere lavorato su frammenti di capelli. Dunque resta il giallo sull'identità dei proprietari dei capelli. E poi è stato anche contestato dalle difese la scientificità del metodo di analisi seguito dai carabinieri del Ris. Tanto che è stato consegnato al Gip un articolo del professore Peter De Knijff genetista olandese, dove si evince come il sistema portato in aula dal consulente della pubblica accusa non abbia ancora passato il vaglio della comunità scientifica internazionale. Ma c'è di più perchè durante l'incidente probatorio, la pubblica accusa ha portato alla luce documenti non inseriti all'interno del fascicolo delle indagini: carte mai analizzate dagli avvocati degli indagati che sono nuovamente insorti. Una curiosità, l'incidente probatorio è stato sospeso alcuni minuti per allontanare dall'aula un giornalista freelance, che si era infiltrato in mezzo ad un paio di avvocati praticanti. Per legge l'incidente probatorio, che proseguirà il prossimo 13 maggio, non può essere aperto al pubblico. Gli indagati sono sei: il professore Massimo Montisci direttore dell'unità operativa di Medicina legale, Alessandro Nalesso chimico dell'Istituto, la dottoressa Arianna Giorgetti, il dottor Fabio Fenato (medico legale privato), l'esperto di infortunistica stradale Eduardo Urschitz e l'albergatore Rocco Sbrirziola. Le indagini sono scattate lo scorso 20 giugno quando è stato depositato un esposto, a firma di tre donne dipendenti dell'istituto di Medicina legale, dove in maniera molto dettagliata è stato scritto e sviscerato il sistema della provette manomesse. In sostanza, secondo l'accusa, Montisci avrebbe ordinato al suo staff, di fare risultare negative tutte le provette con campioni di sangue, capelli e urine di suoi amici e di amici di amici. Tutte persone finite nei guai per essere state pizzicate al volante sotto l'effetto dell'alcol o di sostanze stupefacenti.
Marco Aldighieri
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