LA RICHIESTA
PADOVA La Regione fa sul serio. Vuole recuperare le prestazioni

Giovedì 17 Giugno 2021
LA RICHIESTA
PADOVA La Regione fa sul serio. Vuole recuperare le prestazioni ambulatoriali e ospedaliere che sono state bloccate a causa del Covid al massimo entro dicembre. E per questo chiede a tutte le Ulss 6 del Veneto di inoltrare il piano di recupero entro la fine dle mese.
Questo ha deciso la Giunta regionale ieri dando ampio mandato a ciascuna Unità sociosanitaria. Potranno fare di tutto: allargare le visite nei prefestivi e nei festivi, anche di sera. Allearsi con i privati se serve. Assumere personale a tempo determinato. L'importante è arrivare. E non sarà facile perché non c'è solo il 2020 dice la Regione, bisogna arrivare ai livelli prepandemici del 2019.
Parola d'ordine dunque, riorganizzazione dando priorità a quegli screening oncologici che sono saltati. Non che l'Ulss 6 sia rimasta con le mani in mano. A metà di maggio aveva già fissato le date per 6.200 prestazioni sospese e altre 3.400 prestazioni definite galleggianti, rinviate in attesa di momenti migliori. Tutto questo per cominciare a recuperare le 12.400 prestazioni sospese. C'erano poi oltre 10 mila prestazioni galleggianti: non erano state annullate del tutto, ma avevano comunque subito dei rinvii per dare la precedenza alla lotta al Covid.
IL CONTAGIO
Il Coronavirus batte in ritirata, nelle ultime 24 ore si registrano solo cinque nuovi casi di contagio in provincia di Padova. Lo riporta l'ultimo bollettino di Azienda Zero sull'andamento della pandemia. Oltre a un decesso, si segnalano ancora 774 positivi al tampone. I ricoverati per Covid negli ospedali scendono a 35, sei pazienti in meno tra martedì e mercoledì. Negli ospedali di comunità sono assistite altre due persone. I reparti di terapia intensiva si stanno progressivamente svuotando, a partire dall'Azienda ospedaliera dove non ci sono più pazienti gravi positivi. Vede la luce in fondo al tunnel anche il direttore del reparto di Anestesia e rianimazione dell'ospedale Madre Teresa di Calcutta di Schiavonia.
Il dottor Fabio Baratto ha curato e visto morire la prima vittima italiana di Coronavirus. «Ora abbiamo solo due pazienti positivi ricoverati in terapia intensiva dichiara il dottor Baratto - Da venerdì notte abbiamo aperto anche ai pazienti non Covid, accogliamo chi è stato operato e chi arriva dal pronto soccorso. E' difficile prevedere quando diventeremo Covid free, ma probabilmente arriveremo prima alla negativizzazione degli ultimi pazienti che alla dimissione. I due ricoverati, infatti, presentano problematiche importanti». Dal 21 febbraio 2020, giorno d'inizio dell'emergenza sanitaria, ad oggi, la rianimazione di Schiavonia ha accolto 243 pazienti.
Il reparto ha raggiunto picchi di 26 assistiti al giorno. «Anche se tiriamo un sospiro di sollievo momentaneo, i timori per il futuro sono tanti afferma il primario - Rispetto l'estate scorsa, questa volta il vaccino ci dà una ragionevole sicurezza ma temiamo molto l'arrivo dell'autunno. Dopo aver vissuto tutto questo tempo in queste condizioni, non vorremmo ripetere lo stesso scenario a ottobre. E' comprensibile che si voglia tornare alla normalità, ma è importante tenere fede ancora alle regole che ci sono state date. Solo così si avrà la sicurezza e le cose andranno bene».
La mente torna all'inizio di tutto. «Dalla notizia della positività del primo tampone per Covid, ci siamo trovati in mezzo a una catastrofe e il nostro modo di lavorare è cambiato completamente ricorda Baratto - In tempi brevi siamo passati da 12 a 50 posti letto. Poi abbiamo cominciato a dimettere e chiudere le terapie intensive, era l'estate 2020, un momento di felicità. A ottobre però tutto è ricominciato. Ora i numeri sono calati, ma non è finita».
Elisa Fais
Mauro Giacon
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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