«La cooperativa era la cassaforte della banda di Vazzoler»

Giovedì 17 Ottobre 2019
LA DECISIONE
Per la terza volta il tribunale ha risposto picche. Giustificando il provvedimento con evidenti ragioni di economia processuale, esattamente come aveva fatto a gennaio e a luglio. Il guru della finanza Alberto Vazzoler, con un passato da dentista, sarà giudicato a Padova. Toccherà al collegio presieduto da Nicoletta De Nardus pronunciare la sentenza. E la questione di incompetenza territoriale potrà eventualmente essere sollevata in sede di appello. Nonostante il trasferimento a Venezia dei fascicoli riguardanti l'ex fidanzata Elena Manganelli Di Rienzo e l'attuale compagna Silvia Moro il dibattimento non conosce quindi interruzioni.
L'ultima udienza è stata dedicata alla deposizione del dottor Andrea Menzato, funzionario dell'Agenzia delle Entrate. Una testimonianza fondamentale per capire come è nata l'inchiesta della Guardia di finanza, coordinata dal pubblico ministero Roberto D'Angelo.
LE INDAGINI
Tutto ha preso avvio da una serie di controlli avviati nel 2017 su tutto il territorio nazionale a carico di società cooperative con fatturati e giri d'affari quantomeno sospetti. Le attenzioni degli inquirenti si sono concentrate su Smart, una coop che svolge servizi di facchinaggio e movimentazione merci. Sono state perquisite la sede legale, ubicata a Milano, nell'abitazione del legale rappresentante della società. É stato poi passato al setaccio il magazzino di Smart, a Nogara, nel veronese, nella stessa sede in cui si trova il deposito della Coca Cola. Smart aveva come unico committente la multinazionale della bibita. Ma oltre alle attività di movimentazione merci, la cooperativa deteneva rapporti commerciali con altre società.
Gli investigatori della Finanza sono riusciti ad individuare un ragguardevole utilizzo di crediti inesistenti, in quanto calcolati con false compensazioni di imposta. Quei soldi sottratti al fisco finivano rapidamente sui conti correnti di società operanti in Croazia, ovvero uno dei paradisi fiscali cui Vazzoler faceva riferimento.
IL MECCANISMO
Smart emetteva fatture per servizi di logistica nei confronti di società fallite da anni o in regime di concordato preventivo. Sui conti correnti intestati alla coop arrivavano versamenti da 300-350.000 euro per volta. Smart ne utilizzava una parte per pagare gli stipendi dei suoi 160 dipendenti. Poi fingeva di pagare le imposte. Si serviva infatti dei meccanismi di compensazione Iva, generati da fatture per servizi inesistenti. Le stesse cifre sottratte all'erario diventavano quindi profitti che Vazzoler e soci facevano rapidamente sparire in Croazia.
Smart fungeva quindi da cassaforte dell'organizzazione. Dai suoi conti correnti sono stati prelevati nel tempo 480 mila euro, destinati a ricaricare le carte di credito aziendali.
Luca Ingegneri
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