L'ANALISI
PADOVA «I ristori sono inadeguati e insufficienti. Un bluff. Noi

Domenica 24 Gennaio 2021
L'ANALISI PADOVA «I ristori sono inadeguati e insufficienti. Un bluff. Noi
L'ANALISI
PADOVA «I ristori sono inadeguati e insufficienti. Un bluff. Noi non abbiamo bisogno di mancette ma di lavorare».
Roberto Boschetto presidente di Confartiganato non le manda a dire. «Li hanno fatti secondo i codici Ateco che è una classificazione che le ditte hanno usato al momento dell'iscrizione in Camera di Commercio ma diversi anni fa. Poi si sono evolute, come tutti. Un panificatore può essersi trasformato in pasticcere. Così alcuni si sono ritrovati 600 euro e altri addirittura niente».
A parte il sistema, di che cosa hanno bisogno le imprese artigiane? «Meno tasse, meno burocrazia, più flessibilità del lavoro. Io ho paura di quello che succederà a marzo se finirà la cassa integrazione. Dei nostri settori solo il metalmeccanico sta andando bene, e gli imprenditori cercano addirittura operai. Il resto è fermo. E qualcuno dovrà lasciare a casa i propri dipendenti, penso alla ristorazione o all'abbigliamento». Colpa della zona arancione.... «Ma guardi, siamo a terra. Per noi arancione o rosso è la stessa cosa, tanto non si lavora. E non si pagano i fornitori. Ci vuole il giallo».
La ricetta giusta dunque qual è? «Se vogliamo uscire dalla crisi dobbiamo rafforzare e tutelare il sistema delle piccole imprese. In provincia di Padova operano oltre 25mila aziende artigiane che danno lavoro ad oltre 65.300 addetti. Il comparto della ristorazione e del turismo ha subito un duro contraccolpo da questa pandemia, le cui ripercussioni si sono fatte sentire in molti settori, dall'alimentare ai trasporti, fino alle manutenzioni. Tutta la filiera dell'agroalimentare si è fermata da quando si sono chiusi i ristoranti. Il settore legno arredo ha registrato una contrazione pesante».
«E poi c'è la moda - continua - 1.738 imprese solo in provincia di Padova che stanno subendo l'arresto dei consumi e le chiusure nelle zone rosse. A limitare i danni sono stati solo i laboratori conto terzi che lavorano per i grandi marchi del lusso».
«Servono una visione di lungo periodo e consistenti risorse. Per rilanciare il sistema imprenditoriale, è fondamentale la riduzione della pressione fiscale e del costo del lavoro. Serve poi una flessibilità del lavoro perché quando terminerà la cassa integrazione, le aziende artigiane si troveranno di fronte ad una fase di incertezza. Riforme più volte annunciate, ma che oggi devono diventare priorità assoluta, nell'ambito di un piano per utilizzare le risorse del Next Generation EU che punti su investimenti in infrastrutture materiali e immateriali di collegamento delle persone, delle merci e delle informazioni, formazione delle competenze e innovazione digitale, semplificazione normativa, burocratica, fiscale, per liberare finalmente le imprese da adempimenti e costi inutili».
Intanto ci sono casi limite come quello degli acconciatori e delle estetiste. «Ho scritto a tutti i prefetti del Veneto e a Zaia per ottenere una deroga al no gli spostamenti. Non è qui che si formano gli assembramenti». E comparti che non si direbbe mai siano in crisi, come le autoriparazioni. «La drastica riduzione dei chilometri percorsi dalle auto sulle strade, nel 2020, a causa di lockdown e smartworking, ora si fa sentire nelle officine, che devono fare i conti con una riduzione del lavoro che in molti casi arriva anche al 40%. Durante il lockdown, gli autoriparatori sono rimasti aperti per dare un servizio agli operatori dei settori essenziali e di conseguenza non hanno avuto ristori. Chiediamo a governo ed enti locali di dimezzare il peso della tassazione. Mi riferisco all'asporto rifiuti, all'Imu, all'Iva sulle bollette delle diverse utenze, ad esempio, tutti costi che si abbattono sulle nostre imprese, nonostante la riduzione oggettiva degli introiti».
Mauro Giacon
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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