L'ALLARME
PADOVA La crisi legata al coronavirus mette in ginocchio il museo della

Martedì 2 Giugno 2020
L'ALLARME
PADOVA La crisi legata al coronavirus mette in ginocchio il museo della Medicina che ora rischia anche la chiusura perché il gestore privato potrebbe gettare la spugna. Per salvare il museo, i soci pubblici dovranno mettere mani al portafogli. Che la situazione sia particolarmente grave, lo testimonia la lettera che il presidente del Musme Francesco Peghin ha scritto ai soci della Fondazione che gestisce la struttura di via San Francesco, ovvero Regione, Comune, Provincia, Università, Ulss 6 e Azienda ospedaliera.
LA SITUAZIONE
«L'emergenza Covid, a partire da marzo, ha completamente bloccato le attività e quindi la possibilità di ricevere tramite visite, eventi e altre iniziative, gli introiti che garantiscono la sostenibilità economica del museo ha scritto Peghin - Come sapete il Musme è stato inaugurato nel giugno di 5 anni fa, grazie all'investimento economico e in altre forme dei soci fondatori, della Fondazione Cariparo e a quello di una società privata, Palazzo della Salute srl, che ha investito 230.000 euro per avere l'affidamento in gestione dell'immobile per un periodo di 18 anni e avviare le attività museali».
«La Fondazione Musme ha mantenuto il ruolo di indirizzo e controllo scientifico dell'attività del museo e di sostegno promozionale alle attività grazie alle quote annuali dei soci fondatori, attualmente consistenti in complessivi 60mila euro - ha aggiunto il presidente - Una formula di collaborazione pubblico-privato che ha funzionato molto bene. Il museo ha raggiunto in meno di 5 anni la ragguardevole cifra di 50mila visitatori da tutta Italia e anche dall'estero, di cui una quota importante proveniente dal mondo scolastico. Questo pur avendo limitatissime risorse economiche a disposizione per promuoversi».
PREOCCUPAZIONE
«Ora questa esperienza rischia di chiudere i battenti perché il gestore dell'affidamento, che finora riusciva a mantenere il conto economico in equilibrio, è sul punto di rinunciare alla gestione perché, con una decina di dipendenti a carico, da mesi non ha più entrate né la prospettiva di averne in maniera sufficiente: se dovesse riaprire ora il mondo delle scuole non avrebbe la possibilità di effettuare visite, l'organizzazione di eventi congressuali e formativi sarebbe in stallo e in generale si avrebbe una scarsissima affluenza di visitatori dovuta al momento ancora critico»
«Il gestore, non essendo finanziariamente in grado di poter continuare a lungo l'attività in queste condizioni, chiede ai soci fondatori un sostegno straordinario fino a fine anno, periodo in cui presumibilmente potrebbero ripristinarsi condizioni normali di attività».
Alberto Rodighiero
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