IL SERVIZIO
PADOVA L'orario di apertura del Day Hospital oncologico dello Iov aumenta, sarà possibile sottoporsi ai trattamenti chemioterapici dalle 8 alle 20 dal lunedì al venerdì, compreso il sabato mattina. Ora il servizio chiude alle 17. Questa la novità più importante messa in campo dalla direzione dell'Irccs padovano per far fronte alla crescenti richieste di assistenza.
I NUMERI
I dati lo confermano: gli accessi al Day Hospital sono passati da 25.155 nel 2014 a 41.822 nel 2019. Nelle 39 postazioni attrezzate per l'infusione di farmaci chemioterapici si susseguono a turno almeno 160 pazienti al giorno. Cgil, Cisl e Uil, che ieri hanno organizzato un incontro davanti all'ex Busonera, lamentano una scarsa programmazione e spazi insufficienti. I sindacati si sono uniti per chiedere risposte chiare e urgenti all'amministrazione.
«Non capiamo il senso di questa polemica dicono il direttore generale, Giorgio Roberti, e il direttore sanitario, Maria Giuseppina Bonavina - Abbiamo già messo in campo un progetto condiviso, da ottobre è partita una sperimentazione per riorganizzare il Day Hospital e a fine gennaio avremo i risultati». Prima della somministrazione della chemioterapia, ogni paziente deve sempre sottoporsi ad un prelievo del sangue di controllo. Una volta ottenuto il via libera dal medico, il paziente riceve il farmaco. I tempi di infusione (per via endovenosa) possono variare, ma si arriva anche a più di un'ora. «Entro fine mese attiveremo altre tre poltrone per i prelievi spiega Roberti e le installeremo in una nuova stanza adiacente all'attuale. L'ampliamento di orario richiede un potenziamento dell'organico. Già a maggio abbiamo fatto richiesta alla Regione, assumeremo altri cinque infermieri e infermiere. Attiveremo un accompagnatore case manager per i pazienti in attesa di interventi e apriremo un ambulatorio triage per consulenze extra».
L'ORGANICO
Ad oggi l'organico del Day Hospital Iov conta 21 infermieri più il coordinatore. «Le prestazioni aumentano ma la struttura rimane la stessa aggiunge Bonavina lo Iov è stato utilizzato in ogni angolo. Per liberare una stanza abbiamo dovuto spostare gli studi dei medici, che già sono quattro per stanza. Ricordo che siamo un istituto di ricerca, le pubblicazioni scientifiche per noi sono fondamentali e in studio i medici lavorano». Novità anche sulla pianificazione degli appuntamenti. «I trattamenti sono salvavita fa presente Roberti le urgenze ci sono sempre e certamente nessuno viene mandato a casa. L'obiettivo è umanizzare le cure. Per questo proponiamo ai pazienti residenti a Padova di venire a fare il prelievo il giorno prima della chemio, in modo da anticipare un passaggio e ridurre i tempi di permanenza». Nelle sede dello Iov dislocata a Castelfranco è attivo un altro Day Hospital, ma non è ancora entrato a pieno regime.
Davanti allo Iov ieri c'erano Alfredo Sbucafratta (Fp Cgil), Fabio Turato (Cisl Fp) e Luigi Spada (Uil Fpl). «Ogni paziente arriva con un parente spiegano basta entrare per capire che ci sono gravi problemi di spazi e logistica. I dipendenti dovrebbero finire alle 17, ma prima delle 18.30 non tornano a casa. Sempre più spesso sono vittime di aggressioni verbali».
Elisa Fais
© RIPRODUZIONE RISERVATA
PADOVA L'orario di apertura del Day Hospital oncologico dello Iov aumenta, sarà possibile sottoporsi ai trattamenti chemioterapici dalle 8 alle 20 dal lunedì al venerdì, compreso il sabato mattina. Ora il servizio chiude alle 17. Questa la novità più importante messa in campo dalla direzione dell'Irccs padovano per far fronte alla crescenti richieste di assistenza.
I NUMERI
I dati lo confermano: gli accessi al Day Hospital sono passati da 25.155 nel 2014 a 41.822 nel 2019. Nelle 39 postazioni attrezzate per l'infusione di farmaci chemioterapici si susseguono a turno almeno 160 pazienti al giorno. Cgil, Cisl e Uil, che ieri hanno organizzato un incontro davanti all'ex Busonera, lamentano una scarsa programmazione e spazi insufficienti. I sindacati si sono uniti per chiedere risposte chiare e urgenti all'amministrazione.
«Non capiamo il senso di questa polemica dicono il direttore generale, Giorgio Roberti, e il direttore sanitario, Maria Giuseppina Bonavina - Abbiamo già messo in campo un progetto condiviso, da ottobre è partita una sperimentazione per riorganizzare il Day Hospital e a fine gennaio avremo i risultati». Prima della somministrazione della chemioterapia, ogni paziente deve sempre sottoporsi ad un prelievo del sangue di controllo. Una volta ottenuto il via libera dal medico, il paziente riceve il farmaco. I tempi di infusione (per via endovenosa) possono variare, ma si arriva anche a più di un'ora. «Entro fine mese attiveremo altre tre poltrone per i prelievi spiega Roberti e le installeremo in una nuova stanza adiacente all'attuale. L'ampliamento di orario richiede un potenziamento dell'organico. Già a maggio abbiamo fatto richiesta alla Regione, assumeremo altri cinque infermieri e infermiere. Attiveremo un accompagnatore case manager per i pazienti in attesa di interventi e apriremo un ambulatorio triage per consulenze extra».
L'ORGANICO
Ad oggi l'organico del Day Hospital Iov conta 21 infermieri più il coordinatore. «Le prestazioni aumentano ma la struttura rimane la stessa aggiunge Bonavina lo Iov è stato utilizzato in ogni angolo. Per liberare una stanza abbiamo dovuto spostare gli studi dei medici, che già sono quattro per stanza. Ricordo che siamo un istituto di ricerca, le pubblicazioni scientifiche per noi sono fondamentali e in studio i medici lavorano». Novità anche sulla pianificazione degli appuntamenti. «I trattamenti sono salvavita fa presente Roberti le urgenze ci sono sempre e certamente nessuno viene mandato a casa. L'obiettivo è umanizzare le cure. Per questo proponiamo ai pazienti residenti a Padova di venire a fare il prelievo il giorno prima della chemio, in modo da anticipare un passaggio e ridurre i tempi di permanenza». Nelle sede dello Iov dislocata a Castelfranco è attivo un altro Day Hospital, ma non è ancora entrato a pieno regime.
Davanti allo Iov ieri c'erano Alfredo Sbucafratta (Fp Cgil), Fabio Turato (Cisl Fp) e Luigi Spada (Uil Fpl). «Ogni paziente arriva con un parente spiegano basta entrare per capire che ci sono gravi problemi di spazi e logistica. I dipendenti dovrebbero finire alle 17, ma prima delle 18.30 non tornano a casa. Sempre più spesso sono vittime di aggressioni verbali».
Elisa Fais