IL PROBLEMA
PADOVA La vicenda della nuova Pediatria sta assumendo i contorni

Martedì 3 Dicembre 2019
IL PROBLEMA
PADOVA La vicenda della nuova Pediatria sta assumendo i contorni di una partita a scacchi delicatissima. Il Sovrintendente Vincenzo Tiné ha di fatto bocciato il progetto chiedendo modifiche sostanziali soprattutto per quanto riguarda l'inserimento nel contesto storico-architettonico e ambientale di un edificio di otto piani d'altezza e lungo 74 metri.
«Il progetto ha avuto il nostro parere negativo per quanto riguarda le volumetrie e l'inesistente relazione formale con il contesto. Stiamo vedendo nell'ambito della valutazione ambientale strategica se si può risolvere il problema con dei correttivi, anche impiegando altri materiali. Ma il punto non è ancora questo: la Pediatria va inserita nel contesto del nuovo Giustinianeo cioè di tutta la ricostruzione dell'area. L'altezza? Dipende da cosa si fa intorno. Valuteremo le dimensioni in relazione al contesto».
LE IPOTESI
Seguendo queste direttive una delle ipotesi sul tavolo- ma non è l'unica come vedremo - è quella di rivestire l'involucro con una doppia pelle in vetro. In funzione non solo dell'alleggerimento visivo ma anche di un migliore impiego del calore. Il doppio vetro infatti costruito su una intercapedine larga un metro all'esterno della costruzione, permetterebbe di smaltire il calore d'estate grazie a griglie aerate e a trattenerlo d'inverno. Una camera di ventilazione. Il problema è che la Pediatria è stata pensata al millimetro rispetto agli spazi concessi. É larga quel tanto che basta per arrivare al limite dei 26 metri di distanza dalle Mura e a 11 dal primo edificio. Per produrre questo effetto trasparenza bisognerebbe restringerla in larghezza, cioè diminuire la superficie della stanze, passando dai 28-29 metri quadri di adesso ai 23-24 del futuro. Dunque pregiudicando il posto mamma, per il quale tutte le associazioni amiche della pediatria si erano battute e che resta l'architrave di un ospedale moderno per i bambini. Non solo. Ci sarebbe il problema dei costi. Facciata più serramenti oggi costano circa 4 milioni. La doppia parete circa 13 milioni. Solo le vetrate interne dovrebbero essere classificate per resistere al fuoco 30 minuti.
LE ALTERNATIVE
Si potrebbe fare tutta una parete vetrata senza la doppia pelle. Ma i vetri dovrebbero essere al fuoco per 60 minuti. Costo solo dei vetri 10 milioni. E poi costruire una soletta fra un piano e l'altro di un metro in calcestruzzo, anche questa in funzione anti fuoco.
Si sta facendo strada una terza ipotesi: Rulli parasole esterni per difendere i vetri, con terrazzini in acciaio larghi un metro per far passare gli addetti alla pulizia e alla manutenzione. Solo che cambiare il motore di un rullo a 33 metri di altezza è molto più costoso che farlo dal terzo piano. Nel progetto attuale invece la vernice dell'intonaco è autopulente.
Tutto si può fare dunque ma bisogna capire da dove si parte. La Regione ha chiesto un prodotto a costi standard, 1750 euro al metro quadro. In questo caso si arriverebbe a 2.400, il 30 per cento in più, comunque vicino ai costi standard degli ospedali in Piemonte. Insomma la Regione dovrebbe impegnarsi a fondo, 18 milioni in totale. Costerebbe meno fare un bosco verticale alla Boeri, circa 2 milioni. Ma bisognerebbe assumere una squadra di giardinieri e capire come mantenere il verde senza passare per le stanze. A Milano non ci sono ancora riusciti, devono suonare il campanello degli appartamenti. Terza via i mattoni faccia a vista, costo 1 milione di euro, ma niente effetto trasparenza. Quarta strada dividere l'edificio in due blocchi collegandolo con dei corridoi ma si perderebbero altri 12 posti letto.
Invece finora i progettisti hanno fatto i salti mortali per stare dentro ai costi della Regione. Un esempio, le finestre. Guardando i rendering si vedrà che sono molto grandi (non tutte) occupando lo spazio di due camere. Questo perché al posto di un rullo per ogni stanza ce ne sarà uno per due. Dal momento che il motore di un rullo costa mille euro da un importo di 250mila euro siamo scesi di metà.
Mauro Giacon
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