IL FOCUS
PADOVA Nel reparto di Geriatria dell'Azienda ospedaliera, in prima linea nella lotta al Covid, vige un'importante regola: non sempre il destino è legato all'età anagrafica. L'area, che si divide tra l'ospedale Sant'Antonio e il policlinico di via Giustiniani, è stata attivata alla fine di settembre a seguito della crescita dei contagi.
In due mesi sono state curate e dimesse 65 persone tra i 51 e i 98 anni. «L'84% dei pazienti che abbiamo accolto sono sopravvissuti al Covid, nonostante l'età e le numerose patologie pregresse spiega il direttore della Geriatria, il professor Giuseppe Sergi. Il 16%, invece, ci ha lasciato. La maggior parte delle persone che sono decedute non era vaccinata».
Il bisogno assistenziale è in aumento: attualmente sono ricoverati 17 anziani positivi in Azienda ospedaliera e altri 19 nella seconda unità operativa all'ospedale Sant'Antonio. «Nel trattamento del Covid spiega Sergi l'esperienza geriatrica si basa sulla metodologia multidimensionale, che tiene conto della comorbidità. È necessario personalizzare le terapie, per legare i farmaci Covid con gli altri farmaci già assunti dagli anziani. Non meno importante, affrontiamo le problematiche di una dimissione protetta. Non sempre gli anziani sono autosufficienti, possono uscire particolarmente debilitati dalla malattia, per questo la dimissione del paziente risulta cruciale. Questi due mesi hanno dato buoni risultati sia per i pazienti che per le famiglie. Ad esempio, se il paziente non accusa più i sintomi della malattia, ma è ancora in attesa di negativizzazione, lo trasferiamo in un ospedale di comunità».
Il 45% è stato dimesso a domicilio, mentre il 35% negli ospedali di comunità Covid. I pazienti positivi seguiti in Geriatria presentano in media almeno cinque patologie di grado severo o molto severo. «Il 68% degli anziani ammalati era già vaccinato contro il Covid, ma il dato non deve essere mal interpretato sottolinea Sergi. Si tratta di pazienti che avevano bisogno della terza dose. E che, forse, senza vaccino non sarebbero neanche riusciti ad arrivare in Geriatria. È importante che gli anziani rinnovino l'immunità con la terza dose, anche perché il sistema immunitario dopo una certa età non funziona come quello dell'adulto. Il messaggio è diretto ai familiari: aiutate i più anziani a prenotare la vaccinazione, per evitare quello che è successo nella prima ondata. Soprattutto nelle case di riposo il prezzo più alto, purtroppo, è stato pagato da loro».
I ricoverati in Geriatria Covid sono stati trattati con le stesse terapie garantite alle persone adulte e giovani. «Nonostante l'età chiarisce Sergi i nostri pazienti non sono stati né penalizzati dal punto di vista terapeutico, né dal punto di vista diagnostico. Tutti hanno goduto della terapia standard con corticosteroidi e antibiotici. E, ai non vaccinati, sono stati garantiti gli anticorpi monoclonali. Hanno avuto le stesse chance e la risposta è stata ottima. Ora li stiamo seguendo da diversi punti di vista: misuriamo lo stato nutrizionale, la resistenza e così via. Ripeteremo i test a tre mesi dalla dimissione per capire come il Covid influisce sull'autonomia dei nostri anziani».
E.Fa.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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PADOVA Nel reparto di Geriatria dell'Azienda ospedaliera, in prima linea nella lotta al Covid, vige un'importante regola: non sempre il destino è legato all'età anagrafica. L'area, che si divide tra l'ospedale Sant'Antonio e il policlinico di via Giustiniani, è stata attivata alla fine di settembre a seguito della crescita dei contagi.
In due mesi sono state curate e dimesse 65 persone tra i 51 e i 98 anni. «L'84% dei pazienti che abbiamo accolto sono sopravvissuti al Covid, nonostante l'età e le numerose patologie pregresse spiega il direttore della Geriatria, il professor Giuseppe Sergi. Il 16%, invece, ci ha lasciato. La maggior parte delle persone che sono decedute non era vaccinata».
Il bisogno assistenziale è in aumento: attualmente sono ricoverati 17 anziani positivi in Azienda ospedaliera e altri 19 nella seconda unità operativa all'ospedale Sant'Antonio. «Nel trattamento del Covid spiega Sergi l'esperienza geriatrica si basa sulla metodologia multidimensionale, che tiene conto della comorbidità. È necessario personalizzare le terapie, per legare i farmaci Covid con gli altri farmaci già assunti dagli anziani. Non meno importante, affrontiamo le problematiche di una dimissione protetta. Non sempre gli anziani sono autosufficienti, possono uscire particolarmente debilitati dalla malattia, per questo la dimissione del paziente risulta cruciale. Questi due mesi hanno dato buoni risultati sia per i pazienti che per le famiglie. Ad esempio, se il paziente non accusa più i sintomi della malattia, ma è ancora in attesa di negativizzazione, lo trasferiamo in un ospedale di comunità».
Il 45% è stato dimesso a domicilio, mentre il 35% negli ospedali di comunità Covid. I pazienti positivi seguiti in Geriatria presentano in media almeno cinque patologie di grado severo o molto severo. «Il 68% degli anziani ammalati era già vaccinato contro il Covid, ma il dato non deve essere mal interpretato sottolinea Sergi. Si tratta di pazienti che avevano bisogno della terza dose. E che, forse, senza vaccino non sarebbero neanche riusciti ad arrivare in Geriatria. È importante che gli anziani rinnovino l'immunità con la terza dose, anche perché il sistema immunitario dopo una certa età non funziona come quello dell'adulto. Il messaggio è diretto ai familiari: aiutate i più anziani a prenotare la vaccinazione, per evitare quello che è successo nella prima ondata. Soprattutto nelle case di riposo il prezzo più alto, purtroppo, è stato pagato da loro».
I ricoverati in Geriatria Covid sono stati trattati con le stesse terapie garantite alle persone adulte e giovani. «Nonostante l'età chiarisce Sergi i nostri pazienti non sono stati né penalizzati dal punto di vista terapeutico, né dal punto di vista diagnostico. Tutti hanno goduto della terapia standard con corticosteroidi e antibiotici. E, ai non vaccinati, sono stati garantiti gli anticorpi monoclonali. Hanno avuto le stesse chance e la risposta è stata ottima. Ora li stiamo seguendo da diversi punti di vista: misuriamo lo stato nutrizionale, la resistenza e così via. Ripeteremo i test a tre mesi dalla dimissione per capire come il Covid influisce sull'autonomia dei nostri anziani».
E.Fa.
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