«I visitatori moltiplicati, boom con la Biodiversità»

Lunedì 26 Luglio 2021
L'INTERVISTA
PADOVA «Grazie al riconoscimento dell'Unesco, noi abbiamo praticamente raddoppiato i nostri visitatori in pochi anni e mi auguro che questo possa accadere anche per gli affreschi trecenteschi e più in generale per la città». La professoressa Barbara Baldan è il prefetto dell'Orto Botanico. Di fatto è la responsabile del più antico Örto botanico universitario del mondo. Una delle meraviglie cittadine che, sul finire del 1700, con la sua palma di San Pietro, catturò l'attenzione di Johann Wolfgang Goethe. Il poeta tedesco, infatti, basandosi sulle osservazioni di questa palma, confermò le sue ipotesi sulla teoria della pianta originaria. Tra le altre cose l'Orto ha anticipato di 24 anni il riconoscimento ottenuto sabato scorso dall'Urbs Picta. Il sito, infatti, è patrimonio mondiale Unesco dall'ormai lontano 1997. Un riconoscimento che, a quanto pare, ha portato piuttosto bene a una delle principali mete culturali della nostra città. Una circostanza che viene confermata dalla professa Balban.
Professoressa, è veramente così importante ottenere questo riconoscimento dell'Unesco?
«Direi di sì. Per quel che ci riguarda, dopo il '97 è cambiato un po' tutto e tutto in meglio».
Per esempio?
«I visitatori nel giro di qualche anno sono praticamente raddoppiati. Giusto per farsi un'idea, 25 anni fa a visitare ogni anno l'orto erano circa 25.000-30.000 persone. Nel 2010 siamo arrivati a 55.000. Non solo. Dal 2014, poi, con l'apertura del Giardino della Biodiversità abbiamo registrato un vero e proprio boom degli ingressi. Nel 2019, quindi l'ultimo anno prima della pandemia, siamo arrivati a 184.000 visitatori. Io credo che, senza il riconoscimento dell'Unesco, non avremmo mai potuto raggiungere numeri di questo tipo. Anche perché, dopo il '97, abbiamo aumentato in maniera significativa la presenza straniera. Una presenza che prima era piuttosto limitata».
Ha accennato all'avveniristico Giardino della Biodiovesità dove, all'interno di serre di vetro e acciaio, vivono oltre 1300 specie vegetali che arrivano da ogni angolo del mondo. Secondo lei anche questo progetto è figlio del riconoscimento dell'Unesco?
«In un certo senso sì. Anche se l'idea di realizzare questa struttura è precedente, non c'è ombra di dubbio che essere diventati patrimonio dell'Umanità abbia messo le ali a questo progetto. Non solo. Il Giardino della Biodiovesità, di fatto, rappresenta una buffer zone, ovvero una delle condizioni poste dall'Unesco per ottenere il riconoscimento».
Di che si tratta?
«Un sito, per diventare patrimonio dell'Umanità, deve poter contare su una zona tampone, tecnicamente una buffer zone, rispetto al centro abitato circostante. In questo caso il Giardino della Biodiversità rappresenta un cuscinetto tra il nucleo storico dell'Orto Botanico e il resto della città».
Non le dispiace un po' che l'Orto abbia perso il suo primato a Padova e che ora sia costretto a condividere con gli affreschi trecenteschi il riconoscimento di patrimonio dell'Umanità?
«Nemmeno per sogno. Il riconoscimento ottenuto dall'Urbs Picta è una notizia bellissima che mi riempie di gioia e che deve inorgoglire tutta la città. Tra le altre cose, già da due anni stiamo lavorando assieme ai promotori di questa candidatura, per organizzare varie iniziative».
In futuro questa collaborazione è destinata a rafforzarsi?
«Credo proprio di sì. Anche perché l'Unesco prevede che i vari siti collaborino tra di loro. É giusto che tutti, in un momento difficile come questo, s'impegnino per valorizzare una città bellissima come Padova che ora può contare su ben due siti patrimonio dell'Umanità».
Alberto Rodighiero
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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