Apre il laboratorio delle scienze umane

Martedì 1 Ottobre 2019
IL RECUPERO
PADOVA Toccare con mano prego. I muri antichi e i cristalli moderni; la scalinata dell'ex monastero benedettino e la sala regìa della biblioteca. Sono la traduzione pratica di quello che Padova vuole diventare, la città della sapienza, sfruttando l'architettura. Che costruisce oltre ciò che realizza, saldando ponti tra passato e presente. Così ,entrare nel polo umanistico che ospiterà gli studenti di studi linguistici e letterari è come superare una porta spazio-temporale. Sedendosi nella biblioteca e guardando il chiostro attraverso le arcate trasparenti potrebbe succedere di imbattersi in una delle elisabettine indaffarate con i loro malati. Il luogo è lo stesso, cambia la funzione: però si aiuta la società anche aprendo un laboratorio di scienze umane. Qualcosa che oggi, in tempo di tecnologie spinte ma senz'anima e pensieri, serve più che mai.
NUOVI SPAZI
Un'opera, come ha detto ieri il rettore Rosario Rizzuto inaugurando un restauro costato 60 milioni e 15 anni di sforzi, che recupera spazi finora inaccessibili e da oggi a disposizione dell'intera città. Anche questo è valore aggiunto per un cantiere che su uno spazio di 14mila metri quadri ha riqualificato 13 edifici e ne ha costruiti 5 di nuovi, ricavando 18 aule e uffici per 350 dipendenti. L'assessore regionale Marcato, dopo aver ricordato che la prima pietra è stata messa l'8 giugno 2015, ha parlato di «un lavoro disumano». Solo tre anni di cantiere (merito della Carron costruzioni) e poco più di un mese per traslocare dal Maldura e altre biblioteche decine di migliaia di volumi (merito del personale).
IL SINDACO
Il sindaco Giordani, parlando davanti a Flavio Zanonato e Giustina Destro, ne ha fatto una pietra miliare «del lavoro di squadra, unica strada percorribile». Il prefetto Franceschelli ha parlato di «un privilegio per gli studenti che non accade dappertutto». L'ex rettore Zaccaria ha sottolineato come la biblioteca si pone «ai migliori livelli europei». Anna Bettoni direttore fino alla mezzanotte scorsa del Dipartimento di studi linguistici e letterari ne ha approfittato per consegnare simbolicamente le chiavi al suo successore, Sergio Bozzola. Moltissimi gli emeriti in sala, da Tinazzi a Pullini.
LE NOVITÁ
Marina Bertoncin preside della Scuola di scienze umane ha dato anche un'anteprima sugli orari: «Da 5 a 6 ore di lezioni settimanali. Risponde meglio alle esigenze degli studenti e al volto fresco di questo luogo». Ricordando che la Scuola raccorda quattro Dipartimenti: studi linguistici e letterari; scienze storiche geografiche e dell'antichità; filosofia, sociologia, pedagogia e psicologia; archeologia, storia dell'arte e del cinema. Dodicimila studenti.
IL QUARTIERE
É anche per questo che l'operazione dell'ateneo è destinata a rivitalizzare tutto il quadrante di piazza Mazzini. Non è un mistero che stiano fiorendo tavole calde e altri esercizi. Pam local, la pasticceria Antico Forno e Prosdocimi per dirne alcuni. C'è tempo anche per capire che cosa succederà delle strutture esistenti. Il Liviano continuerà la sua missione, mentre al Maldura con assetto ancora in definizione, troverà posto il Museo dell'educazione oggi in via Obizzi dove si dovrebbe trasferire la Scuola di scienze umane. Si libereranno anche spazi didattici in via Venezia destinati alle lauree scientifiche.
Resta ancora un buco nero sullo sfondo. A cento metri dall'ingresso c'è il portone dell'ex ospedale militare di via S. Giovanni da Verdara. Un complesso grande forse ancor più di questo con chiostri antichi e una parte moderna. Chiuso. É del demanio. «Sono disponibili» dice in un soffio il rettore. «Ma oggi godiamoci questo».
Mauro Giacon
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