Allenatore? Dirigente? Commentatore televisivo? Vittorio Munari è di tutto

Mercoledì 22 Aprile 2015
Allenatore? Dirigente? Commentatore televisivo? Vittorio Munari è di tutto un po'. Sempre ad alto livello. Con una punta di istrionismo e molta autoironia. Nella conferenza che ha tenuto nell'aula magna del collegio Morgagni, organizzata dalla scuola Galileiana, sul tema "Raccontare il rugby tra perizia tecnica e creatività retorica", ha dato il meglio di sè. Quasi due ore volate via leggere, iniziate rivolgendosi a un gruppetto di suoi ex giocatori («Sentono sempre le stesse cose del 1983. Vi sembrano normali?»), per poi spiegare perché - una volta scartato da una squadra di calcio per via della statura - si è dedicato al rugby. «È il solo sport di squadra che esclude l'alibi: vince sempre il più forte. E tra i giocatori nasce un mutuo sostegno, perché il bene di uno è l'interesse di tutti».
Ma l'argomento principe è stato quello dei "munarismi", ossia di quel linguaggio particolare che Vittorio adotta quando fa il commento tecnico delle partite. «Ho iniziato a fare le prime telecronache - spiega - nel lontano 1987 su Telecapodistria, e subito ho intuito che per provare a far capire meglio questo gioco, che ha regole complicate, a chi non lo conosceva, era necessario adottare un linguaggio più comprensibile e possibilmente accattivante, divertente. Molti termini tecnici sono in inglese e la traduzione letteraria è astrusa. Ecco perché nascono, ad esempio, la "cassaforte con le ruote" e il "grillotalpa". Sono neologismi che rendono l'idea e che si ricordano. A volte mi viene in soccorso anche il dialetto veneto che è sarcastico e arguto».
«Quando ho iniziato ad allenare la prima squadra del Petrarca, ad appena 33 anni - ha proseguito - c'era un solo libro in italiano sul rugby. Dopo averlo imparato a memoria, dato che volevo approfondire e apprendere, sono andato in giro per il mondo anche per comperare libri, e quella lingua inglese che a scuola non avevo imparato, perché non mi appassionava, l'ho apprese velocemente, perché l'argomento mi appassionava».
«Il successo - ha concluso Munari - è un traguardo che va raggiunto passo dopo passo, con impegno, applicazione, ma anche divertendosi, continuando sempre a coltivare dei sogni. E non prendendosi mai troppo sul serio».

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