«Alla vigilia della sua applicazione ci sono ancora troppe incognite»

Sabato 31 Luglio 2021
«Alla vigilia della sua applicazione ci sono ancora troppe incognite»
L'INTERVISTA
ABANO Rappresenta la vera e propria prima linea dell'accoglienza dei clienti degli hotel. Si tratta del personale addetto al ricevimento che in questi giorni, che precedono l'entrata in vigore fissata per il 6 agosto dell'obbligo del green pass, si trova a gestire le molte richieste di informazioni da parte della clientela che vuole prenotare il soggiorno ma non riesce a districarsi fra le tante incognite del decreto. Per non parlare delle difficoltà causate dalla carenza di personale: molte figure professionali, nei mesi del lockdown, si sono infatti licenziate per cercare altre strade. E riempire i vuoti d'organico è una sfida non indifferente per il principale comparto economico delle Terme Euganee. Una di queste sentinelle, è Filomena Giarrusso, impiegata presso l'hotel Ariston Molino di Abano Terme.
Il decreto che istituisce il green pass vi ha creato problemi particolari?
«Direi di sì, anche perché siamo oramai alla vigilia della sua applicazione, ma sono ancora parecchie le cose poco chiare. Riceviamo in continuazione telefonate da parte dei clienti. Le domande più frequenti, ad esempio, riguardano i requisiti per ottenerlo. Oppure se possono venire dopo avere fatto solo la prima dose. E' sufficiente anche il tampone? In quali luoghi dell'albergo è consentito l'accesso? Rispondiamo a tutti nel modo più completo possibile e soprattutto cerchiamo di tranquillizzarli. Anche se noi stessi, al momento, non sempre abbiamo informazioni precise. Ad esempio, presentare il green pass non è previsto per l'ingresso nella struttura, a quanto ne sappiamo, ma per quanto riguarda l'accesso ai servizi?».
In questi giorni, in cui l'obbligo non è ancora in vigore, i clienti si comportano in modo diverso?
«Per quanto riguarda la clientela italiana, non notiamo grandi cambiamenti. Gli ospiti che provengono dai paesi di lingua tedesca, come Germania, Austria e Svizzera, invece si sono adeguati alle disposizioni in anticipo. Appena arrivano al banco della portineria presentano subito il certificato vaccinale, sia cartaceo che in formato digitale, senza che noi glielo chiediamo. Anche perché ora non potremmo farlo».
Le associazioni di categoria hanno a più riprese lanciato l'allarme, in questi mesi, sul problema dei molti dipendenti che hanno cambiato lavoro, lasciando sguarnite parecchie posizioni. E' stato così anche da voi?
«Purtroppo sì. Sono circa una decina i colleghi che se ne sono andati e che non si è riusciti a rimpiazzare. Si è trattato spesso di figure di rilievo, sia della sala che della cucina, per fare un esempio. Per il momento, il reparto cure ne risente meno, in quanto durante l'estate si fanno pochi fanghi. In molti casi si trattava di persone che lavoravano con noi da anni. E con le quali i clienti avevano stretto un rapporto di amicizia. Gli ospiti abituali quando arrivano ci domandano dove siano andati. Come affrontiamo il problema? Organizzandoci meglio e lavorando di più».
Eugenio Garzotto
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