Zaia: «Sanità, una legge uguale per tutti»

Domenica 26 Gennaio 2020
LO SCONTRO
TREVISO La forza di codici e tribunali. Ma anche il fioretto della diplomazia per costruire soluzioni che mettano in un cassetto polemiche e bracci di ferro. Sono i due fronti che vedono impegnato il presidente del Veneto Luca Zaia, deciso a difendere con ogni mezzo quelle tre norme legislative della Regione che il Governo vuole cancellare, davanti alla Corte Costituzionale. Zaia ribadisce, con fermezza: «Lotteremo in ogni sede perché i veneti possano avere un servizio sanitario adeguato. Ma cercherò anche un dialogo con il ministro». L'affondo è partito dal Governo, su proposta del ministro dem agli Affari regionali Francesco Boccia, che ha deciso di sollevare alcune questioni di legittimità davanti alla Corte Costituzionale per quanto riguarda le tre norme legislative del Veneto relative agli specializzandi in medicina con borse di studio finanziate dalla Regione, obbligati a restare a lavorare in Veneto per almeno tre anni, che riguardano poi la rideterminazione del trattamento economico dei medici dell'Azienda Ospedaliera di Padova e, infine, la possibilità di assumere utilizzando graduatorie concorsuali di altre amministrazioni. «Ne parlerò con il ministro alla Sanità e spero che si riesca a trovare una soluzione», anticipa Zaia. Come? «Ad esempio, il Governo potrebbe tranquillamente emanare un decreto legge e sanare i problemi di una legislazione tuttora carente». Il problema delle borse di studio per gli specializzandi in medicina, ad esempio, sta particolarmente a cuore a Zaia. La Regione ne finanzia 90 all'anno per una spesa di 10 milioni. Uno sforzo che si aggiunge alle borse di studio previste dalle Scuole di specialità a livello nazionale. «Devo essere certo che se investo soldi in formazione, quell'investimento tornerà indietro nel territorio veneto. Oggi è una certezza che manca. Ma quale azienda formerebbe i suoi dipendenti per sapere che se ne andranno via tutti, appena ottenuta la specialità?».
Per evitare la fuga Zaia ha escogitato il blocco dell'emigrazione dei cervelli. Vuoi la borsa di studio veneta? Resti in Veneto a lavorare. Un discorso che - a detta del Governo - farebbe più di qualche piega. Ma Zaia rincara: «Se ci fossero maggiori certezze, sarei disposto a raddoppiare, triplicare i finanziamenti. E sarei disposto, addirittura, a finanziare la specializzazione dei medici all'estero, magari al Centro tumori di Boston». Zaia apre anche un altro fronte: «Se il Governo legiferasse in materia, equiparerebbe il trattamento degli specializzando in tutta Italia. E molte altre regioni mi seguirebbero, finanziando la specializzazione dei medici del territorio».
LE CARENZE
«Si è di fronte a un'assurdità. In Italia mancano 56mila medici e 1300 in Veneto per un organico ideale. Diciamo che, nell'immediato, in Veneto c'è bisogno di almeno 250 medici per garantire il ricambio tra nuovi ingressi e pensionamenti o fuoriuscite» fa i conti il governatore. Per cercare di tappare le falle la Regione si è inventata una serie di soluzioni che non sono piaciute affatto al Governo. «Mi sono dato da fare e ho portato avanti l'assunzione di 500 medici laureati ma non specializzati. Apriti cielo! Dopodichè ho siglato un accordo con le Università di Padova e Verona perché gli specializzandi entrino in corsia già al terzo anno. E anche qui, solo critiche. Ancora. Ho portato avanti norme che sono diventate leggi a livello nazionale come i medici che a 65 anni possono decidere se andare in pensione o restare in servizio».
IL CASO PADOVA
Poi, c'è l'altra nota dolente che riguarda l'equiparazione degli stipendi dei medici ospedalieri padovani con quella dei colleghi del resto della regione. «Ho previsto fondi per 2 milioni e 200mila euro all'anno all'Azienda Ospedaliera di Padova. Ma il Governo mi ha bloccato. Non si tratta di aumenti. Magari potessi aumentare gli stipendi dei medici. Non esiste una norma che consenta alle Regioni di fare salti in avanti con gli stipendi. E anche se ci fosse una norma, oggi ci mangerebbero i soldi». Così, Zaia battagliero annuncia: «Il Governo dice che queste sono norme che non ci competono. Ma il Governo non legifera. Risponderemo presentando appello. Ci difenderemo davanti alla Corte Costituzionale perché la tutela della nostra comunità è fondamentale». Poi, la mediazione: «Le soluzioni non vanno trovate in Tribunale. C'è la legge per delineare una strada maestra, uguale per tutti, che consenta alle nostre comunità di sentirsi tutelate in un settore delicato come quello della sanità. Avere ospedali che funzionano e bravi medici penso che siano obiettivi comuni. Spero che il ministro Speranza mi appoggi».
Valeria Lipparini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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