Cento tonnellate di Pfas l'anno. Miteni: «Colpiti solo noi»

Martedì 26 Giugno 2018
L'INQUINAMENTO
TRISSINO (VICENZA) Miteni passa al contrattacco sull'emergenza ambientale nelle falde di Vicentino, Veronese e Padovano. «Cento tonnellate di perfluorurati ogni anno: è il quantitativo entrato nell'ambiente dalle lavorazioni industriali, valori che finalmente spiegano le concentrazioni di Pfas rilevate nelle acque», afferma l'azienda di Trissino, finora la principale sospettata della grave contaminazione. La ditta cita il risultato di un'indagine commissionata a Global Market Insight, «uno dei principali istituti di ricerca di mercato al mondo», nell'ambito della definizione del nuovo piano industriale a seguito del procedimento di concordato in continuità.
LO STUDIO
Consegnato ieri alla commissione regionale d'inchiesta sulle sostanze perfluoroalchiliche, lo studio ha esaminato il mercato del Pfas in tutte le regioni italiane, accertando che il Veneto da solo ogni anno consuma più di metà delle 200 tonnellate che vengono importate e distribuite nel Paese. Per la precisione si tratta di 109,31 tonnellate solo nel 2017. La ricerca si è basata su molteplici fonti tra cui le dichiarazioni raccolte tra dieci produttori e sette distributori, identificando le sostanze censite per la loro tipologia di utilizzo: concia, produzione di scarpe, vestiti, guanti e altri accessori. I prodotti commerciali perfluorurati considerati sono 28 e alcuni contengono soluzioni più o meno pure, altri contengono percentuali di Pfoa miscelate a C4, altri ancora contengono polimeri perfluorurati. «Quest'ultima categoria riferisce Miteni è un elemento importante per comprendere le conseguenze pratiche rivelate da questa indagine perché spiega per quale motivo le concentrazioni di Pfoa nell'ambiente siano così elevate rispetto alle concentrazioni rilevate negli scarichi industriali. Questi polimeri ancora oggi non vengono infatti rilevati negli scarichi ma degradano in Pfoa nell'ambiente in una misura variabile intorno al 30%, in un tempo che varia da poche settimane ad alcuni anni a seconda della forma in cui sono immessi».
IL CENSIMENTO
Sono oltre 500 le industrie dell'Alto Vicentino, secondo il censimento condotto dalle stesse organizzazioni di categoria, che nel loro ciclo produttivo utilizzano in quantità variabile Pfas come leganti o additivi. Un consumo che la ricerca indica in costante crescita. Afferma Anuja Ugale di Global Market Insights: «Il nostro margine di errore è inferiore al 5%, rispetto allo scenario di mercato effettivo. Utilizziamo un'ampia gamma di database autorevoli e conduciamo poi una vasta ricerca sulle fonti primarie al fine di convalidare i nostri risultati e le analisi». Per Antonio Nardone, amministratore delegato di Miteni, i dati confermano le disposizioni emerse lo scorso anno dalla sentenza del Tribunale superiore delle acque pubbliche, che aveva indicato gli utilizzatori dei Pfas come punto fondamentale per affrontare il problema: «Non si può ora non considerare che in Veneto vengono usati Pfas in volumi decine o centinaia di volte più grandi di quanti non ne abbia mai scaricati Miteni. Non si può adesso ignorare che le zone contaminate sono coerenti con gli scarichi di alcuni tipi di produzione e che non hanno nulla a che fare con la falda dello stabilimento. Questa ricerca rivela il tassello che mancava nella comprensione del fenomeno».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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