Fedriga: rotta balcanica, Roma intervenga subito

Mercoledì 9 Ottobre 2019
IL CASO
UDINE «La situazione sui confini italo-sloveni in Friuli Venezia Giulia si sta facendo sempre più preoccupante. Se il Governo non interviene immediatamente e con decisione, riprendendo quell'efficace attività di controllo e prevenzione precedentemente sperimentata con successo, molto probabilmente in poco tempo supereremo i già pesantissimi numeri di due anni fa, quando dalla frontiera con la Slovenia entravano quotidianamente in regione decine e decine di clandestini». È l'ennesimo appello che il governatore Massimiliano Fedriga rivolge all'Esecutivo nazionale affinché assuma provvedimenti immediati quanto concreti rispetto al dilagare di ingressi non autorizzati dalla Slovenia, soprattutto nell'area del Carso triestino, gli ultimi proprio oggi con almeno un'ottantina di irregolari segnalati tra le località di Fernetti e Basovizza. «Servono ulteriori uomini e mezzi incalza Fedriga - ed è necessario dotare quanto prima le forze dell'ordine della tecnologia esistente per scovare le presenze di esseri umani in territori impervi anche di notte. Il Governo deve agire subito affinché Trieste non diventi la Lampedusa del Nord Italia, una sorta di spugna colabrodo che tanto assorbe e nulla respinge».
I MEDICI
I medici di Gris e Simm, invece, dicono basta allarmismi su malattie e migranti. «Da molti anni esistono percorsi efficaci per la sicurezza». La posizione è quella di Guglielmo Pitzalis e Claudia Gandolfi, medici del Gruppo immigrazione salute Friuli Venezia Giulia (Gris) e della Società italiana di medicina delle migrazioni (Simm). Con un documento, gli esponenti delle due associazioni intervengono dopo le preoccupazioni espresse dalle segreterie dei sindacati della Trieste Trasporti, cui sono seguite dichiarazioni a catena, dai sindacalisti agli amministratori pubblici. Diametralmente diversa la posizione di Gris e Simm, che buttano acqua sul fuoco. «Numerose indagini epidemiologiche in Italia e in Europa ma anche in Friuli, hanno ripetutamente dimostrato che l'arrivo, in questi ultimi trent'anni, di un elevato numero di migranti non ha mai provocato un aumento di malattie infettive fra la popolazione residente né alcun rischio particolare per la salute pubblica». Inoltre, «protocolli operativi per la sorveglianza sanitaria dei migranti hanno garantito che non vi siano mai state nella nostra regione situazioni di allarme sanitario né emergenze critiche né per i migranti né per tutta la comunità locale». Gris e Simm citano i numeri: «Fin dai primi anni Novanta, quando ventimila albanesi sbarcarono dalla nave Vlora e oltre ottantamila profughi arrivarono dalla guerra nella ex-Jugoslavia, il servizio sanitario regionale, con il supporto del volontariato e del privato-sociale, ha mantenuta alta l'attenzione per tutelare la salute della comunità e sorvegliare quella dei migranti. Dai primi anni Duemila per tutti gli stranieri richiedenti asilo sono stati attivati interventi di sorveglianza sanitaria e di tutela e promozione della salute individuale e collettiva, anche con l'obiettivo della protezione degli operatori e della sicurezza di tutta la comunità. Solo nell'ultimo triennio in Fvg oltre trentamila migranti sono stati sottoposti agli screening infettivologici e alle eventuali vaccinazioni necessarie ed a una visita medica integrata da un colloquio e dai successivi provvedimenti diagnostici e terapeutici».
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