Delitto Tulissi, la svolta dopo dieci anni

Mercoledì 7 Novembre 2018
IL CASO
UDINE È stato trasmesso ieri dalla Procura al Tribunale il fascicolo con la richiesta di rinvio a giudizio davanti alla corte d'Assise di Paolo Calligaris per l'omicidio della compagna Tatiana Tulissi. Lo conferma il Procuratore capo di Udine Antonio De Nicolo dopo che nei giorni scorsi la notizia dell'imminente richiesta era stata anticipata dagli stessi difensori di Calligaris. Sarà ora il gup a dover fissare la data dell'udienza preliminare e a dover poi, in quella sede, «valutare se gli elementi che abbiamo fornito siano sufficienti a giustificare il rinvio a giudizio» o meno. «Siamo consapevoli che ci troviamo dinnanzi a un procedimento indiziario, in cui al giudice è affidato un compito complesso e da svolgere con estrema pazienza e attenzione - spiega De Nicolo -. Si tratta di mettere in fila tutti gli elementi acquisiti nel corso dell'indagine e valutarli, innanzitutto nella loro intrinseca consistenza e quindi nel rapporto gli uni con gli altri, se siano conducenti verso la tesi accusatoria oppure no. Il nostro ufficio questo compito lo ha già svolto e la conseguenza è la nostra richiesta». La svolta nelle indagini della Procura è giunta ora a quasi dieci anni dal delitto della giovane donna, uccisa nel tardo pomeriggio dell'11 novembre di dieci anni fa, con cinque colpi di pistola, sull'uscio di villa Calligaris a Manzano dove abitava con il compagno. L'uomo era già stato indagato una prima volta subito dopo il delitto. La sua posizione era stata quindi archiviata prima che, un paio d'anni fa, il pm Marco Panzeri riaprisse le indagini sul caso.
«È chiaro che lo stato dei luoghi è cambiato; abbiamo dovuto basarci sui riscontri fotografici e sui pochi elementi che risalgono ai primi accertamenti che erano stati fatti e che, purtroppo, presentavano alcuni errori e omissioni chiarisce ancora lo sviluppo delle indagini il Procuratore capo De Nicolo -. Abbiamo tentato di rimediare a quegli errori anche con l'aiuto delle perizie, tra cui ci è parsa molto ben fatta quella dell'ex generale dei Carabinieri Luciano Garofano. Abbiamo ricontrollato tutti gli elementi acquisiti allora e quelli raccolti nell'ultima fase delle indagini. Sono state fondamentali la voglia di capire cosa è accaduto e la pazienza. Senza di queste i risultati non si ottengono. Chi ha lavorato su questo caso negli ultimi due anni lo ha fatto senza risparmio di impegno, uomini e mezzi». Secondo la Procura sarebbero «tante le cose che non tornano» nella vicenda: «La tempistica e il comportamento che Calligaris afferma di aver tenuto». L'arma del delitto non è stata trovata, ma «diamo per scontato che se ne sia disfatto, aveva le possibilità e il tempo per farlo», prosegue De Nicolo. Quanto al movente, invece, è «nel campo delle ipotesi. Ne offriremo alcune al giudice. Non sarebbe corretto anticiparle ora». Il Procuratore spiega anche che il suo ufficio «non ha ritenuto di chiedere misure cautelari» nei confronti dell'indagato, «non solo per la remotezza del fatto, ma anche e soprattutto perché tutte le volte che è stato convocato nel nostro ufficio si è sempre presentato regolarmente, quindi non abbiamo ravvisato esigenze cautelari di alcun tipo».
«Attenderemo con fiducia le determinazioni del giudice conclude De Nicolo - e ci confronteremo con lealtà e rispetto, come sempre, con i contributi che verranno dai difensori», delle persone offese e dell'indagato. La difesa di Calligaris aveva già espresso nei giorni scorsi lo stupore per la richiesta «perché in un'indagine che è in corso ormai da dieci anni non è affiorato nulla che sia in grado di porre in discussione l'archiviazione disposta nel 2012 avevano spiegato in una nota i legali -, al contrario sono stati trovati nuovi elementi di riscontro alla versione fornita sin da subito da Paolo Calligaris».
Elena Viotto
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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