«Zuckerberg lasci la presidenza di Fb»

Martedì 17 Aprile 2018
«Zuckerberg lasci la presidenza di Fb»
IL CASO
ROMA Mark Zuckerberg è sempre più sotto pressione dopo lo scandalo di Cambridge Analytica. Cresce infatti il coro di voci che chiedono le sue dimissioni da almeno una delle cariche che ricopre in Facebook. Il fondatore del social network è attualmente sia presidente del gruppo che suo amministratore delegato (chief executive officer, secondo la dizione americana). Il Tesoriere dello Stato dell'Illinois, Michael W. Frerichs, che possiede un pacchetto di azioni di Facebook, ha chiesto che Zuckerberg «lasci la carica di presidente. Non deve rendere conto a nessuno di quel che fa. Non al cda, non agli azionisti», ha detto Michael W. Frerichs, il tesoriere dell'Illinois che supervisiona gli investimenti dello Stato. «Al momento, Zuckerberg», ha spiegato Frerichs, «è il boss di sé stesso e chiaramente la cosa non sta funzionando».
Il Tesoriere dell'Illinois ha appoggiato la proposta fatta a inizio aprile da Scott Stringer, il responsabile delle finanze di New York City che gestisce fondi pensione con almeno un miliardo di dollari di azioni di Facebook in portafoglio. Stringer vuole un presidente del consiglio di amministrazione indipendente e tre membri del board stesso a loro volta indipendenti e che abbiano esperienza in dati ed etica. Non sarà però facile scalzare Zuxkerberg dallo scranno di presidente. Il fondatore del social network detiene saldamente il controllo della sua creatura grazie ad un'architettura societaria pensata proprio per blindare il controllo. Facebook ha tre tipi di azioni: le A, le B e le C.
Le prime sono quelle negoziate a Wall Street e che danno diritto ad un voto ciascuna. Le azioni di tipo C, invece, non danno nessun diritto di voto, ma solo quello di ricevere i dividendi. Le azioni B, che non sono negoziate su nessun mercato, assegnato ai loro possessori dieci voti per ogni titolo. Queste azioni sono nella grande maggioranza possedute direttamente da Zuckerberg e dai suoi fedelissimi, diversi dei quali hanno anche sottoscritto un contratto che cede allo stesso Zuckerberg i diritti di voto. In questo modo il fondatore di Facebook, pur possedendo poco più del 13% delle azioni, può contare sul 60% dei diritti di voto.
IL CONTENZIOSO
Intanto Facebook è stata sconfitta anche in appello nella causa civile intentatagli contro da una piccola società di sviluppo di software dell'hinterland milanese, la Business Competence, dalla quale il colosso statunitense dei social network ha copiato, secondo i giudici, un'applicazione che propone agli utenti bar e ristoranti di loro interesse e vicini al luogo in cui si trovano. Giudici che hanno parlato, tra l'altro, di una vera e propria «appropriazione parassitaria». La Corte d'Appello civile di Milano, infatti, ieri ha rigettato il ricorso avanzato dalla società di Zuckerberg e ha confermato «integralmente» la condanna inflitta nell'agosto 2016 per violazione del diritto d'autore e per concorrenza sleale. Il collegio della Sezione specializzata in materia di impresa, presieduto da Amedeo Santosuosso, ha anche stabilito che il gigante californiano dovrà versare 1750 euro di spese processuali all'azienda di Cassina Dè Pecchi, nel milanese.
Infine, sempre ieri, i media statunitensi hanno dato conto che dal 2015 il social network avrebbe speso 20 milioni di dollari, di cui 7,3 milioni solo nel 2017, per la «sicurezza» del suo amministratore delegato. In particolare, sarebbero circa 1,5 i milioni di dollari spesi per i viaggi di Zuckerberg su jet privati. Costi considerati, tuttavia, dal colosso a stelle e strisce «appropriati e necessari».
A. Bas.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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