Tim, Vivendi in pressing per il cda

Domenica 16 Dicembre 2018
Tim, Vivendi in pressing per il cda
LA PARTITA
ROMA Elliott tace. E si tratta di un silenzio che offre un'immagine plastica del gelo che è sceso in queste ore con Vivendi. Il socio francese di Telecom Italia, rompendo gli indugi, due giorni fa ha chiesto la convocazione di un'assemblea per la revoca di cinque consiglieri indipendenti in quota Elliott e la nomina di altri cinque amministratori. Una mossa tanto attesa quanto ulteriormente divisiva nei rapporti tra i due pesi massimi, che con tutta evidenza stanno giocando le proprie carte in vista della prossima fase che avrà al centro del ring la questione dello scorporo della rete. Vivendi è fermamente contraria all'operazione e alla vendita di una quota di maggioranza, punto invece al centro della strategia di Elliott e del nuovo piano industriale al quale sta lavorando Ad Luigi Gubitosi, nominato lo scorso 18 novembre dai consiglieri di Elliott, e che sarà pronto tra febbraio e marzo. Per questa ragione Elliott punta a non alterare gli equilibri dell'attuale mangement. Il cda dovrebbe chiamare i soci entro prossimi 30-40 giorni, quindi entro fine gennaio. Ma al momento non risultano cda in calendario e i legali di Elliott (Sergio Erede), punterebbero a congelare la situazione per rinviare tutto al consiglio già in programma per il 17 gennaio. Una strategia che punta a snervare Vivendi, la quale fa valere la prerogativa, prevista dal codice civile, che consente a un socio con oltre il 5% di imporre la convocazione di un'assemblea. E vorrebbe per questo il cda prima di Natale.
LE CARICHE
Per il rinnovo delle cariche, il primo socio di Telecom propone Franco Bernabè, Gabriele Galateri di Genola, Rob Van der Valk, Flavia Mazzarella e Francesco Vatalaro. I cinque sostituirebbero Fulvio Conti, Alfredo Altavilla, Massimo Ferrari, Dante Roscini e Paola Giannotti de Ponti, per i quali verrà chiesta la revoca. Nella rosa degli sgraditi non figura Gubitosi: segno che la media company transalpina non vuole essere tacciata di voler allontanare il terzo ad nel giro di anni, dopo la sostituzione di Marco Patuano e Flavio Cattaneo. Le motivazioni per le quali Vivendi chiede il ribaltone sono piuttosto pesanti. Il consiglio di amministrazione di Telecom Italia, si legge in una relazione «non è più rappresentativo degli interessi e delle aspettative di tutti gli azionisti che hanno votato in favore della lista presentata da Elliott sull'assunto che la società sarebbe stata guidata da Amos Genish (che era stato confermato da circa il 98% degli azionisti votanti in assemblea) con il supporto di un consiglio di amministrazione effettivamente indipendente». Vivendi si legge ancora nella relazione - «non è un fondo speculativo che mira a perseguire ritorni in breve termine, smembrando le società e allo stesso tempo minimizzando la propria esposizione al rischio di una diminuzione del prezzo del titolo con strumenti derivati. Vivendi è un azionista industriale di riferimento che ha effettuato in Tim un investimento finanziario assai rilevante che, proprio per questo, coltiva seriamente e credibilmente un prospettiva di lungo termine». Vivendi dunque «ritiene essenziale che vengano quanto prima rimosse le gravi carenze riscontrate nella governance di Tim al fine di prevenire ulteriori danni e che siano tempestivamente ripristinate condizioni idonee a consentire alla società di focalizzarsi sulla realizzazione dei propri obiettivi strategici».
Michele Di Branco
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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