Popolare Bari, verso la newco e il maxi-polo bancario del Sud

Domenica 26 Gennaio 2020
Popolare Bari, verso la newco e il maxi-polo bancario del Sud
IL PROGETTO
ROMA «Non si tratterà assolutamente di una nuova cassa del Mezzogiorno», il ministro dell'economia, Roberto Gualtieri lo ha detto chiaramente. Ci vuole una soluzione di più ampio respiro, visto che con la ricapitalizzazione del Mediocredito centrale, il governo «punta a un progetto di sviluppo per il Mezzogiorno, un grande polo per il sostegno allo sviluppo». Di qui la scelta precisa di «non intervenire sulla copertura delle perdite», alla quale si dedicherà invece «il sistema bancario» attraverso il Fitd. Con l'obiettivo di attirare anche soci privati e ridurre l'intervento pubblico per il quale sono stati messi a disposizione fino a 900 milioni. Una rotta possibile attraverso la costituzione di una newco. È questo, a quanto pare, lo schema sul tavolo che convince di più: l'intervento di un soggetto nuovo, a capitale misto pubblico-privato, che raccolga sotto di sé non solo la Popolare di Bari ma anche altri istituti di credito di piccole dimensioni del Sud. L'ipotesi, prevista dal decreto in fase di conversione in Parlamento, si sta delineando in questi giorni per dare vita a un polo bancario in grado di stare da solo sul mercato e prevenire le crisi degli istituti minori più esposti anche a un'economia che stenta a decollare. La newco, controllata da Mediocredito Centrale, avrebbe vertici autonomi specializzati nella guida di banche commerciali e capaci di gestire anche la fusioni con altri gruppi. Proprio così: il piano, non sgradito alla vigilanza, prevede che questo nuovo soggetto possa aggregare altre banche del Mezzogiorno che già versano in condizioni difficili o comunque siano esposte a una concorrenza sempre più agguerrita da parte dei gruppi maggiori e dell'evoluzione tecnologica.
Del resto, soltanto una volta raggiunta una certa massa critica, si ragiona in diversi ambienti finanziari e politici, è possibile agganciare le economie di scala necessarie per gli indispensabili investimenti nel fintech senza pesare ulteriormente sulle casse pubbliche.
GLI OSTACOLI
Chi sono i possibili candidati da aggregare? Fra i nomi che circolano ci sono quelli della Banca Agricola Popolare di Ragusa, della Popolare Sant'Angelo e della Popolare Vesuviana, ma l'elenco delle opzioni in campo, tutt'altro che certo, potrebbe anche allungarsi.
Ci sono del resto almeno due dettagli che favoriscono la via dell'aggregazione: il decreto della scorsa estate che prevede facilitazioni fiscali per le imprese che si fondono nel Mezzogiorno e la presenza dello Stato nel capitale. Proprio i dubbi sulla situazione della Bari e la sua governance avevano, nei mesi scorsi, bloccato eventuali aggregazione pure auspicate dagli allora vertici dell'istituto pugliese. Ora, dopo l'intervento pubblico anche i soggetti più timorosi di perdere le propria indipendenza potrebbero convincersi. La soluzione sarebbe anche vantaggiosa per Invitalia-Mcc, privo dell'esperienza necessaria nella gestione di banche commerciali. Così la newco, ripulita dagli Npl affidati ad Amco, avrebbe vertici e guide operative specializzati in tale comparto, capaci di puntare al break even, non pesare sullo Stato con nuove richieste di capitale, e poi sviluppare ulteriormente il neo gruppo. Non mancano, però, gli ostacoli, dalla resistenza delle banche locali a fondersi in un soggetto controllato dallo Stato alla rischiosità dell'operazione per le casse pubbliche nel ritorno di uno Stato banchiere aggregatore che potrebbe inoltre inciampare nello stop dell'Antitrust Ue o della Bce.
R. Amo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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