LO SPETTACOLO
TREVISO L'epopea dei primi coloni Veneti in Australia debutta in anteprima sul palcoscenico di Treviso nella nuova co-produzione di Teatro Stabile del Veneto, Stivalaccio Teatro e OperaEstate. Si tratta di Cèa Venessia. Odissea nostrana dal NordEst all'Australia attesa lunedì e martedì alle 19nella stagione estiva Tutti i gusti del teatro al Del Monaco (info www.teatrostabileveneto.it).
LO SGUARDO
La storia inizia in Australia, nel lontano 1882. Un gruppo di coloni provenienti dal Veneto e dal Friuli fondano il primo insediamento collettivo italiano del continente. Il nome con il quale la colonia viene tramandata oralmente è Cèa Venessia (Piccolo Veneto) - quello che risulta nei documenti è invece New Italy - ed è proprio dal nome della tradizione che nasce il titolo del nuovo spettacolo scritto e diretto da Marco Zoppello e interpretato da Stefano Rota.
Il lavoro racconta di questi migranti partiti dal Veneto del loro viaggio attraverso gli occhi di Giacomo Piccoli, un giovanotto di Orsago. Come lui erano i Tomè, Nardi, Bellotto, Roder, Antoniolli e tanti altri che, spinti dalla fame e dalla miseria, caddero vittime delle promesse di un nobile francese, il Marchese De Rays. Con alle spalle una pianura agricola disperata e arretrata, i veneti si imbarcarono verso la Nuova Francia pronta ad accoglierli a latte e miele. Inutile dirlo: non trovarono il latte, né tantomeno il miele.
EMIGRAZIONE VENETA
«Sono 4 milioni e 439mila i Veneti che hanno lasciato le loro case in cerca di fortuna tra il 1876 e il 1978 - evidenzia Zoppello - America, Brasile, Argentina, Canada e Australia erano le rotte più percorse. Ho visitato New Italy, questa piccola colonia Australiana, alcuni anni fa. Ho parlato con uomini e donne immigrati molti anni addietro e questa storia si è depositata da qualche parte, come una bronsa cuerta, pronta a riaccendersi». Ci ha pensato l'attore Stefano Rota a soffiare via la cenere. «Ci interessavano le cause spiegano i due artisti - , il contesto storico e questa incredibile odissea nostrana verso un nuovo continente». Ne è nato un racconto popolare, comico e drammatico insieme. E mai come ora attuale. Una sorta di filò agrodolce che attinge liberamente dagli idiomi dell'intera regione, dal friulano, dal francese, dall'invenzione e dagli illustri poeti che hanno cantato il territorio.
Giambattista Marchetto
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA TREVISO L'epopea dei primi coloni Veneti in Australia debutta in anteprima sul palcoscenico di Treviso nella nuova co-produzione di Teatro Stabile del Veneto, Stivalaccio Teatro e OperaEstate. Si tratta di Cèa Venessia. Odissea nostrana dal NordEst all'Australia attesa lunedì e martedì alle 19nella stagione estiva Tutti i gusti del teatro al Del Monaco (info www.teatrostabileveneto.it).
LO SGUARDO
La storia inizia in Australia, nel lontano 1882. Un gruppo di coloni provenienti dal Veneto e dal Friuli fondano il primo insediamento collettivo italiano del continente. Il nome con il quale la colonia viene tramandata oralmente è Cèa Venessia (Piccolo Veneto) - quello che risulta nei documenti è invece New Italy - ed è proprio dal nome della tradizione che nasce il titolo del nuovo spettacolo scritto e diretto da Marco Zoppello e interpretato da Stefano Rota.
Il lavoro racconta di questi migranti partiti dal Veneto del loro viaggio attraverso gli occhi di Giacomo Piccoli, un giovanotto di Orsago. Come lui erano i Tomè, Nardi, Bellotto, Roder, Antoniolli e tanti altri che, spinti dalla fame e dalla miseria, caddero vittime delle promesse di un nobile francese, il Marchese De Rays. Con alle spalle una pianura agricola disperata e arretrata, i veneti si imbarcarono verso la Nuova Francia pronta ad accoglierli a latte e miele. Inutile dirlo: non trovarono il latte, né tantomeno il miele.
EMIGRAZIONE VENETA
«Sono 4 milioni e 439mila i Veneti che hanno lasciato le loro case in cerca di fortuna tra il 1876 e il 1978 - evidenzia Zoppello - America, Brasile, Argentina, Canada e Australia erano le rotte più percorse. Ho visitato New Italy, questa piccola colonia Australiana, alcuni anni fa. Ho parlato con uomini e donne immigrati molti anni addietro e questa storia si è depositata da qualche parte, come una bronsa cuerta, pronta a riaccendersi». Ci ha pensato l'attore Stefano Rota a soffiare via la cenere. «Ci interessavano le cause spiegano i due artisti - , il contesto storico e questa incredibile odissea nostrana verso un nuovo continente». Ne è nato un racconto popolare, comico e drammatico insieme. E mai come ora attuale. Una sorta di filò agrodolce che attinge liberamente dagli idiomi dell'intera regione, dal friulano, dal francese, dall'invenzione e dagli illustri poeti che hanno cantato il territorio.
Giambattista Marchetto
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