Turismo, anche la Grecia chiude le porte agli italiani

Sabato 30 Maggio 2020
IL CASO
VENEZIA «Non può passare l'idea che siamo un lebbrosario», sbotta il governatore del Veneto Luca Zaia. Eppure pare sia proprio così. Non ci vuole nessuno. Non l'Austria, non la Svizzera, non la Croazia. Adesso neanche la Grecia. Ieri Atene ha annunciato la lista dei 29 Stati i cui turisti potranno visitare il Paese dal 15 giugno, quando gli aeroporti riapriranno ai voli internazionali: l'Italia non c'è. «L'unica soluzione è far valere le diplomazie - dice Zaia - Serve una regia dell'Unione Europea. E tocca al ministro degli Esteri». E a chi gli chiede se ritiene sufficiente quello che sta facendo Luigi Di Maio, la risposta è una sigla: «Np. Non pervenuto».
LE PERDITE
Non sono scaramucce politiche. Il Veneto, con 70 milioni di presenze e un fatturato di 18 miliardi, è la prima regione turistica d'Italia. Se ci sono Paesi che chiudono le frontiere, noi non potremo andare in vacanza da loro, ma, soprattutto, loro non verranno da noi. Ecco perché si invoca una linea comune: «Non esiste che qualcuno ci cataloghi come la Wuhan d'Europa solo perché siamo stati i primi ad avere i contagi, ditemi che differenza c'è tra aprire una frontiera con la Francia e non con l'Italia», tuona Zaia. E non è da meno il presidente del consiglio regionale del Trentino Alto Adige, Roberto Paccher che in una conferenza stampa congiunta e transfrontaliera al Brennero ha invocato un cambio di rotta: «Siamo qui per ribadire con forza al governo austriaco la necessità di aprire il confine con l'Italia. La nostra terra non è un focolaio».
LO STOP
I confini, però, di tanti Paesi restano chiusi per l'Italia. Ieri la Grecia. Non ci vuole la Spagna: Madrid, dove sono in vigore i controlli alle frontiere aeree e marittime dello spazio Schengen fino al 6 giugno, ha elencato minuziosamente le categorie ammesse (tra gli altri, lavoratori transfrontalieri, residenti, diplomatici), tutti con obbligo di quarantena di 14 giorni. La Croazia non ci ha inserito nei dieci Paesi Ue i cui cittadini sono ammessi (anche se, con una parziale marcia indietro, Zagabria ha fatto sapere che con una prenotazione alberghiera in mano gli italiani possono entrare). Stop ai turisti italiani anche in Austria, che il 15 giugno riaprirà i confini con Germania, Liecthenstein e Svizzera perché - ha precisato Sebastian Kurz - «la situazione in Italia è quella più difficile». Ma il cancelliere lascia uno spiraglio e promette «a breve una soluzione», mentre sulla sua scrivania stanno per piovere cartoline spedite dal Friuli Venezia Giulia - per iniziativa della Camera di Commercio - che lo invitano a venire in Italia per vedere lo «stato dell'arte». Chiusa anche la Svizzera: dal 15 giugno tedeschi, austriaci e francesi potranno entrare liberamente mentre per i cittadini degli altri Paesi Schengen e per gli italiani se ne riparla forse il 6 luglio. In Francia invece si può andare liberamente a patto di avere con sé un'autocertificazione e dichiarazione di assenza di sintomi da Covid-19. In Gran Bretagna dall'8 giugno sarà obbligatoria una quarantena di due settimane per chi proviene dall'estero.
LE PROTESTE
«Ha ragione Zaia, la vicenda delle frontiere si sta facendo stucchevole», dice il presidente di Federalberghi Veneto, Marco Michielli, il quale sottolinea che «gli albergatori fremono per riaprire, ma ogni mattina leggono tutto e il contrario di tutto: alle dichiarazioni dei Paesi stranieri di un sostanziale boicottaggio dell'Italia fanno da contraltare gli annunci di alcuni esponenti del nostro governo che tendono a rassicurare, ma senza dare certezze».
«Se non arriveranno risposte - afferma il senatore Udc Antonio De Poli - alberghi e stabilimenti termali del Veneto, che vivono per lo più di turisti stranieri, andranno in tribunale a dichiarare fallimento. Al Governo e in modo particolare al ministro Di Maio chiediamo risposte concrete perché il turismo muore con la chiusura dei confini». «La decisione della Grecia di non accogliere turisti italiani è inaccettabile - rincara il deputato FI Marco Marin - Il governo italiano non può rimanere zitto. Invece il silenzio del Ministro degli Esteri Di Maio è non solo imbarazzante, ma diventa addirittura assordante».
Alda Vanzan
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci