Roncato: «Portai soldi all'estero perché la mala ci minacciava: pagai 200 milioni»

Sabato 13 Aprile 2019
LA STORIA
VENEZIA È una storia di tante storie la richiesta di sequestro firmata dal procuratore aggiunto di Venezia Stefano Ancilotto per sigillare a sei tra commercialisti e faccendieri italiani e svizzeri, la somma di 12,3 milioni figli dell'evasione fiscali con soldi portati nei paradisi off- shore. Una storia che mette in fila nomi più o meno importanti dell'imprenditoria veneta e che disvela anche particolari mai emersi finora.
Come quello raccontato da Giovanni Roncato, numero uno della Valigeria Roncato di Campodarsego (nell'Alta Padovana) che ai finanzieri racconta anche di essere stato minacciato. Forse - sostiene senza esserne sicuro - addirittura dalla Mala del Brenta. Per questo, dice, aveva portato capitali all'estero. Roncato figura tra gli evasori (non indagati) citati sia dal pm sia dall'ordinanza di sequestro disposta dal gip David Calabria.
Il suo, 13,5 milioni di euro portati all'estero e in parte scommessi in un affare in Nicaragua nel 2009 tramite la società panamense Alba Asset Inc, è il capitale più cospicuo della lista composta dalla procura lagunare. «Io avevo iniziato a tenere soldi all'estero - dichiara - parecchi anni fa a seguito di gravi minacce rivoltemi da un'organizzazione malavitosa che immaginavo essere la Mala del Brenta: si trattava di minacce di morte per i miei figli fatte nel periodo in cui la banda di Felice Maniero operava molti sequestri di persona».
Il racconto inedito di Giovanni Roncato prosegue. «Queste minacce mi indussero a consegnare all'epoca cospicue somme di denaro ai malavitosi ignoti non riconosciuti, in due occasioni: si trattava di circa 200 milioni di lire all'incirca per ogni occasione, con consegne avvenute in contanti al casello di Padova Ovest. Preciso che si tratta di fatti che non ho mai denunziato in quanto ero stato minacciato e temevo per la morte dei miei figli, allora piccoli». Racconto che svela quindi fatti di cronaca rimasti sconosciuti fino al via libera del gip di Venezia. Ma che Roncato, nell'ottobre 2016, non poteva non ricordare come fosse stato ieri. «Sono passati tanti anni, direi circa 35 in quanto, appunto, i miei figli erano allora in tenera età».
Il discorso poi si sposta sui soldi all'estero. «Conosco Filippo San Martino in quanto è anch'egli produttore di riso», attività in cui Roncato si è reinventato coltivando campi in Romania, per sua stessa ammissione. «In tale contesto siamo diventati amici in quanto se ho qualche dubbio chiedo a lui che è da sempre del mestiere...ricordo di averlo contattato anche alcuni anni fa in quanto avevo dei capitali all'estero e avevo bisogno di farli rientrare tramite scudo fiscale...lo conosco da una quindicina d'anni - si legge - Voglio precisare che la documentazione relativa al mio scudo fiscale è stata acquisita dalla Gdf di Padova nell'ambito della verifica fiscale che ho ricevuto circa 5 o 6 anni fa (Roncato parla nel 2016, ndr) nei confronti della Roncato Holding». Per il pm Ancilotto, Roncato è uno «degli altri soggetti ad aver partecipato all'affare in Nicaragua». Ma nel suo interrogatorio, scrive ancora il procuratore aggiunto nel comporre la sua richiesta, «negherà la circostanza, rendendo tuttavia importanti dichiarazioni sui professionisti svizzeri». E non solo.
N. Mun.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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