«Più di 40 parlamentari sono con me» Ascani (a sorpresa) non c'è, arriva Tabacci

Mercoledì 18 Settembre 2019
LO SCENARIO
ROMA Tattiche, come lasciare lì Andrea Marcucci, capogruppo dem in Senato, nel ruolo di quinta colonna di Matteo e da quinta colonna il suo fedelissimo toscano si comporta ossia si maschera: «Non condivido il progetto di Matteo e resto nel partito». Per poi aggiungersi all'esercito renziano. Delusioni, come quella che arriva da Anna Ascani. Nessuno si sarebbe mai aspettata la sua defezione dall'Operazione Renzi e invece la neo-sottosegretaria: «Il Pd mi ha dato tanto e non lo lascio». Pare, secondo di fedelissimi, che il leader ci sia rimasto male per Anna che resta dov'è. O forse, come maligna qualcuno, a restarci male è stata la Ascani che pensava di diventare ministra e quando si è vista sorpassare nell'aspirazione dalla Bellanova e dalla Bonetti s'è allontanata da Matteo? Chissà. E poi ci siono gli ammiccamenti: Tabacci, Fusacchia e forse Magi di Più Europa saranno di Italia Viva o almeno già vengono conteggiati dai renziani nel loro esercito. Che è popolato di 40 persone, assicura Renzi a Porta a Porta (25 deputati e 15 senatori) anche se le cifre in verità sono ancora ballerine. I 15 del Senato sono questi: Renzi, Francesco Bonifazi, Teresa Bellanova, Davide Faraone, Ernesto Magorno, Tommaso Cerno, Eugenio Comincini, Laura Garavini, Nadia Ginetti, Leonardo Grimani, Giuseppe Cucca, Mauro Marino, Francesco Giacobbe, Andrea Ferrazzi, Mauro Laus. E basterebbero dieci di loro, per fare un gruppo vero e proprio e non solo una componente del Gruppo Misto. Ma secondo le regole del Senato per essere una componente autentica - con tanto di finanziamento, e non è un particolare secondario - bisogna avere una sigla che si è presentata alle elezioni. Ci sarebbe, ed è Insieme, ma uno dei proprietari del simbolo - il socialista Nencini - è pronto a cederlo a Renzi mentre gli altri due, l'ulivista Santagata e il verde Bonelli non sarebbero dello stesso avviso. Simpatico pasticcio.
Alla Camera, niente Luca Lotti che pure è stato braccio destro e sinistro di Renzi al governo: «Resto nel Pd e poi dirò perché». Ma ovviamente è della partita la Boschi (oltre la ministra Bonetti) mentre altre due delusioni si chiamano Simona Malpezzi e Alessia Morani. Sottosegretarie in quota Renzi ma de-renzizzatesi all'ultimo istante - e pensare che parevano due pasionarie di Matteo! - e dunque ancora dem. Come Guerini, ministro e su di lui e su altri il pressing di Franceschini deve avere avuto buon gioco. Non su Scalfarotto e su Rosato, figuriamoci: anime dei Comitati civici di Renzi e pezzi da novanta di Italia Viva. A Montecitorio ecco anche Marattin probabile capogruppo, Migliore, Anzaldi, Giachetti, Nobili, Paita, Mor, Marco Di Maio, Fregolent, Annibali, Gadda, Carè, Del Barba, Noja, Ferri, De Filippo, Ungaro, Librandi. Forse arivano pure Noia e D'Alesandro Piero De Luca, figlio del governatore campano e vicino alla Boschi, annuncia il suo «resto» ma amici e nemici sono portati a non credergli: «Resterà ancora nel Pd per un po', tanto per dare un'occhiata, e poi via anche lui». Ma al momento, se un gioco c'è, è un gioco coperto. C'è chi intravvede lo stesso gioco in Davide Parrini al Senato. Mentre Margiotta, renzista a sua volta e neo-sottosegretario, ha detto di no. Come Andrea Romano alla Camera. E il no di Fiano, quello della Bonaccorsi, quello della deputata toscana Martina Nardi («Mi dispiace la scissione, io resto ferma»), quello di Orfini addirittura in latino: «Extra ecclesiam nulla salus».
La cena dei 40 del sì - ma non erano tutti - ieri sera si è svolta in una casa privata di Roma. Ed è curioso che molti di quelli che vi hanno partecipato con Renzi in nome del nuovo partito di Renzi stamane saranno (oppure no? Qualcuno andrà come ultimo omaggio prima di mollare gli ormeggi) alla riunione del gruppo dem convocato da Delrio a Montecitorio. «La convocazione ci è arrivata», dicono loro.
SINDACI
Fuori dal Parlamento un renziano simbolo, il sindaco di Bergamo Giorgio Gori, volte le spalle a Matteo e lo si immaginava visto i rapporti non più come prima. Neanche Nardella (Firenze) e Matteo Ricci (Pesaro) sono della partita e magari qualcuno di loro o altri sindaci si aggiungerà ad Italia Viva ma con molta attenzione: guai a far cadere le giunte. I fedelissimi al Parlamento europeo, da Simona Bonafè a Pina Picierno e Nicola Danti, per ora sembrano voler restare nel Pd. Ma da qui alla Leopolda, dal 18 al 20 ottobre, si prevedono movimenti anche dalle parti di Bruxelles e Strasburgo. Quanto alla legione straniera di Forza Italia, nella cena dei 50 con la Carfagna ieri sera, più di qualcuno scherzando ma anche no esclamava: «Vorrei essere alla cena dei 40». I forza-renzisti, delusi dal berlusconismo, arriveranno a Italia Viva. Bisognerà vedere quanti e quando.
Mario Ajello
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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