Padova, preso il terrore delle spaccate

Giovedì 11 Ottobre 2018
Padova, preso il terrore delle spaccate
L'OPERAZIONE
PADOVA L'avevano espulso e accompagnato al centro di permanenza di Torino un anno fa, pronto ad essere imbarcato sul primo volo verso la Tunisia. Ma da qui era uscito dopo circa un mese perché non si era arrivati ad una identificazione certa. Così Amor Ben Lazhar Torch, tunisino 39enne, irregolare e senza fissa dimora, è potuto tornare a fare quello che gli veniva meglio: già nel 2015 era stato ribattezzato il re delle spaccate. L'altra notte è stato catturato dalla polizia di Padova. È accusato di essere il responsabile della maggior parte delle spaccate che hanno funestato il cuore del capoluogo dall'inizio dell'estate: 37 solo da luglio. Gli investigatori della Squadra mobile ieri mattina gli hanno attribuito la responsabilità degli ultimi due furti con danneggiamento, avvenuti il 2 e il 6 ottobre, ma nel pomeriggio i poliziotti hanno accertato che lo straniero è responsabile anche di altri due colpi, compiuti l'8 maggio e l'8 giugno, uno dei quali gli aveva fruttato un bottino da 14mila euro tra orologi e capi d'abbigliamento.
LA TECNICA
Attuava sempre la stessa tecnica: agiva da solo, spaccava vetrate e poi asportava pochi euro di fondo cassa, si mimetizzava approfittando del buio e poi svicolava tra le vie del centro storico in sella a una bicicletta da uomo. Gli investigatori, viste le immagini della videosorveglianza, hanno sospettato che fosse lui l'uomo ripreso nei pressi dei due negozi colpiti pochi minuti prima e dopo il furto. Così gli agenti hanno effettuato una perquisizione domiciliare nell'appartamento ex Ater in via Varese, intestato alla sorella, dove avevano scoperto che si rifugiava: qui sono stati trovati alcuni capi di abbigliamento e calzature perfettamente corrispondenti a quelli indossati dall'autore del furto effettuato in uno dei bar e ripreso appunto dalle telecamere, oltre a diversa refurtiva. Il tunisino quindi è stato sottoposto a fermo di polizia giudiziaria per furto aggravato. Si tratta di un personaggio be noto alle forze dell'ordine. Nel suo curriculum criminale c'è una sfilza di reati anche per stupefacenti e contro il patrimonio, che gli sono costati pure un'espulsione, che però non è stata eseguita perché la Tunisia non l'ha identificato come suo cittadino.
LE REAZIONI
Una delle prime reazioni all'arresto è stata quella di Matteo Salvini, che già si era interessato alle vicende padovane promettendo l'arrivo di rinforzi per polizia e carabinieri. «Per i criminali è finita la pacchia - ha affermato il ministro dell'Interno appena gli è stata comunicata la notizia -. Un tunisino clandestino e pluripregiudicato è stato fermato: fuori dall'Italia questi delinquenti! E avanti col piano di rafforzamento degli organici delle forze dell'ordine, a Padova, in Veneto e in tutte le questure d'Italia». Negli uffici della questura ieri mattina era presente anche Sergio Giordani: «Mi sono auto-invitato per fare i complimenti al questore. Oggi è un buon giorno per ricordarci la gratitudine che dobbiamo alle forze dell'ordine. Io sono felicissimo. Per me era un incubo, per loro un problema. Ribadisco che Padova è una città sicura, serena e bellissima, e chi la danneggia fa del male a se stesso. Non ho mai pensato a regie occulte, ma solo che stava accadendo qualcosa di strano. Ma per avere una città sempre più sicura è necessario restare uniti lontano da polemiche e da strumentalizzazioni». A tal proposito si toglie qualche sassolino dalla scarpa il questore Paolo Fassari: «Mi spiace che il clima causato da questa serie di spaccate abbia turbato le persone. È normale che una città abbia una percezione diversa dalla realtà quando capitano cose di questo genere. Ma una cosa non si può dire ed è che le forze dell'ordine abbiano sottovalutato quanto stava accadendo». «Ci sono persone, agenti di polizia e carabinieri - chiude - che non dormono da un mese. C'è gente che ha sputato sangue per arrivare a questo risultato. Non è stato per niente semplice beccare questo personaggio. C'è voluto il tempo necessario per le indagini, ma, ripeto, nessuno deve pensare che questo problema sia stato sottovalutato».
Nicoletta Cozza
Marina Lucchin
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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