Massacro al liceo, Trump contro l'Fbi

Lunedì 19 Febbraio 2018
IL CASO
NEW YORK Donald Trump ieri mattina ha sfogato tutta la sua rabbia sparando una serie di tweet a commento sia del massacro della scuola di Parkland, sia delle indagini del Russiagate. E ha tentato di usare la tragedia in Florida per screditare l'Fbi e le indagini sulle interferenze russe nelle elezioni presidenziali del 2016. Con un cinguettio che ha fatto scalpore, il presidente ha di fatto sostenuto che l'Fbi non ha impedito il massacro «perché sta passando troppo tempo a tentare di provare che c'è stata collusione fra la Russia e la campagna di Trump». Il tweet non avrebbe fondamento, nonostante lo stesso Bureau abbia riconosciuto di aver commesso un tragico errore nel prevenire il massacro.
L'INCHIESTA
Il capo dell'Fbi, Christopher Wray, ha avviato lui stesso un'indagine interna, per capire come sia potuto succedere che una soffiata sulla pericolosità del 19enne Nikolas Cruz non sia stata debitamente registrata dall'operatore che aveva ricevuto la telefonata e non sia stata trasferita agli agenti della Florida perché indagassero. Ma probabilmente tutto ciò non ha nulla a che vedere con le indagini del procuratore speciale Robert Mueller, che dal maggio 2017 ha assunto la guida delle indagini sul Russiagate. E comunque gli errori non sono stati solo dell'Fbi. Semmai è la polizia locale, per non parlare dei servizi di assistenza sociale, che hanno chiuso gli occhi, dopo esser stati chiamati varie volte alla casa in cui Nikolas viveva con la madre adottiva. C'erano stati casi di aggressioni contro la madre stessa, e contro i vicini. E tuttavia le autorità locali avevano stabilito che Nikolas «non rappresentava un pericolo per sé e per gli altri». E il giovane ha potuto comprare un fucile d'assalto. La legge glielo permetteva.
LA PROTESTA
Una legge contro la quale gli stessi ragazzi di Parkland hanno manifestato e contro la quale hanno annunciato una grande marcia nazionale il prossimo 24 marzo.
L'attacco di Trump arriva sull'onda dell'incriminazione da parte di Mueller di 13 russi e di tre società russe per le operazioni contro la democrazia americana fra il 2014 e il 2016. E il presidente punta ad indebolire l'Fbi agli occhi dell'opinione pubblica per svalutarne le conclusioni su quell'altro fronte. Sulle incriminazioni ad esempio ha notato via twitter che le operazioni russe sono cominciate nel 2014, quindi prima che lui annunciasse la sua candidatura, e ne conclude che se le interferenze sono accadute è colpa dell'Amministrazione Obama che non ha fatto abbastanza per fermarle. Sostiene poi di non aver mai negato che le interferenze siano accadute, ma conclude che non hanno avuto effetto sul voto, e che semmai erano dirette ad aiutare Hillary Clinton, e hanno solo creato caos, come ha scritto nel tweet di ieri mattina: «Se lo scopo della Russia era di creare discordia, spaccature e caos dentro gli Usa, allora, con tutte le udienze delle Commissioni, le Indagini, e l'odio di Partito, hanno avuto successo al di là dei loro sogni più arditi. Stanno ridendosela alla grande a Mosca. Fatti furba America!».
Come hanno rilevato i media americani, ci sono numerose inesattezze nei tweet di Trump, ma forse la più importante è quella sulla data. E' vero che Trump ha annunciato la candidatura nel 2015, ma ne parlava da anni, e nel 2013, poco prima del suo viaggio in Russia per il concorso di Miss Universo, abbracciò l'ashtag #Trump2016, e registrò lo slogan Make America Great Again.
Anna Guaita
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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