LA STRATEGIA
ROMA «Bene Piero, questa è la strada giusta». È

Venerdì 17 Novembre 2017
LA STRATEGIA
ROMA «Bene Piero, questa è la strada giusta». È uscito contento e soddisfatto, Piero Fassino, dall'incontro con Romano Prodi in un ristorante bolognese. Altra musica dal gelo con Massimo D'Alema di qualche giorno prima: «Rivolgiti a Speranza», gli aveva detto l'ex leader dei Ds.
È stato lo stesso Fassino a riassumere il senso del faccia a faccia con il padre fondatore dell'Ulivo e del Pd: «Prodi condivide e incoraggia il nostro sforzo di costruire una larga coalizione di centrosinistra. Incoraggiato da questo incontro, proseguirò i miei colloqui con i diversi esponenti del centrosinistra». E Paolo Gentiloni offre sponda: «La sinistra deve aspirare a essere larga, a essere unita. Se pensiamo ai pericoli che ci circondano, li dobbiamo affrontare non contro qualcuno, ma insieme».
GIULIANO NEL CUORE
Il corteggiamento di Fassino è ormai dedicato soprattutto a Giuliano Pisapia e al suo Campo progressista, visto che tutti gli altri (socialisti, radicali, verdi, Idv) il pontiere dem li ha già incontrati, ricevendone risposte positive. «Uno schieramento di centrosinistra ci sarà», ha assicurato l'esploratore incaricato da Matteo Renzi di cucire e ancora ricucire per presentarsi alle elezioni con una coalizione la più larga possibile.
Tutta l'attenzione adesso è su Milano, dove domani, o domenica, Fassino incontrerà Pisapia, forte del «vai avanti» prodiano. Erano stati gli stessi pisapiani a suggerire all'esploratore di sentire prima Prodi e poi fissare l'incontro. Un altro risultato l'iniziativa fassiniana l'ha raggiunto: se Prodi fino a ieri era estraneo all'iniziativa del Pd, se non lontano, adesso è tornato pienamente in partita, la famosa tenda staziona ormai stabilmente dalle parti del Nazareno, è diventata un gazebo fisso. Anche se, spiegano dalle parti del Professore, il rientro in scena di Prodi è sì ad adiuvandum, ma anche competitivo con aspetti dell'impostazione renziana. «Prodi incoraggia i tentativi unitari, ma sempre nell'ottica di una cultura di governo», puntualizza Sandra Zampa, prodiana della prima ora.
Rimane aperto, e ostico, il fronte della sinistra sinistra, i bersaniandalemiani alleati con SI di Vendola e Fratoianni, che non hanno ancora neanche voluto fissare l'incontro con Fassino. Le posizioni restano distanti, rigide, ma nel Pd e tra i padri fondatori (Veltroni in primis) sono consapevoli che di fronte a uno scenario di isolamento e di lista di pura testimonianza, più d'uno possa avere qualche serio ripensamento. Il pressing è forte, continuo, martellante.
«Basta tatticismi. E' in gioco qualcosa di molto più grande, la possibilità per la sinistra di svolgere un ruolo rilevante. E' possibile non ritrovarsi tra persone che sono state insieme da tempo e che hanno valori e idee comuni?», l'appello lanciato da Walter Veltroni prima di recarsi alla presentazione del suo ultimo romanzo, ospite d'onore Gentiloni.
IL NIET BERSANIANO
Ci ha pensato Gotor ad alzare subito disco rosso: «Troppo tardi, servivano e servono fatti». Alcuni di questi fatti Fassino li ha già in agenda: dirà, ripeterà, che il Pd è pronto a scrivere insieme il programma della coalizione o parti di esso, a rivedere quel che c'è da rivedere sul jobs act e quant'altro, «ma senza abiure», pronto e determinato ad approvare la legge sullo ius soli entro la legislatura (ma qui scatterà l'ostacolo della rottura della maggioranza che sostiene il governo, vista l'ostilità dei centristi).
Nino Bertoloni Meli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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