L'autonomia si arena sulla norma finanziaria «Diciamo no ai ribassi»

Mercoledì 31 Luglio 2019
LA TRATTATIVA
VENEZIA Altro che pre-intesa da approvare in Consiglio dei ministri prima della pausa di Ferragosto: la trattativa sull'autonomia si arena sulle risorse. Ieri sera si è sgretolato il castello di sabbia basato sulla previsione di inviare un testo alle Regioni entro questo fine settimana, in modo da riportarlo a Palazzo Chigi per la seduta dell'8 agosto. Sulla norma finanziaria è infatti muro contro muro attorno al fondo di perequazione.
GLI INCONTRI
Ad insistere sul fatto che Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna destinino l'extragettito al Centro-Sud è stata soprattutto la pentastellata Laura Castelli, viceministro all'Economia, presente all'incontro sul contestato articolo 5 insieme all'omologo leghista Massimo Garavaglia, oltre che al ministro Giovanni Tria. Il premier Giuseppe Conte, nel suo ruolo di mediatore, ha così chiesto a Erika Stefani, titolare degli Affari Regionali, di riscrivere il testo in base a questa sollecitazione. Perentoria è però stata la risposta della leghista vicentina: «Non accetteremo compromessi al ribasso. No a ridistribuzioni di risorse prese dalle Regioni virtuose a quelle che non lo sono. Va premiata l'efficienza». Uno scontro a cui si è aggiunto lo stallo sui Beni Culturali, oggetto dell'altra riunione, quella con il ministro pentastellato Alberto Bonisoli. La situazione rimane quella della settimana scorsa: il Governo apre sul paesaggio, ma chiude sull'archeologia, per cui in particolare le Sovrintendenze resterebbero in capo allo Stato.
LE PAROLE
Del resto in giornata il vicepremier Luigi Di Maio aveva ribadito: «L'autonomia si farà, ma si farà bene». Il che, tradotto nella lingua grillina, significa «senza danneggiare il Mezzogiorno». Parole rimbalzate in Veneto suscitando nuova irritazione, come dimostrano le dichiarazioni del governatore Luca Zaia: «A forza di dirlo, Di Maio si è convinto che questa autonomia sia contro il Sud, cosa che non è, perché fior di accademici hanno dimostrato che è un'opportunità, ed è vergognoso quindi dirlo. Dispiace, quindi, vedere che organizzi un gruppo di lavoro con l'Università di Napoli per dimostrare che è una farsa. Ben venga uno studio, ma implementerei il gruppo di lavoro con accademici veneti, lombardi ed emiliani. Certo che una proposta così, a 650 giorni dal referendum, è una novità riprovevole, solo per buttare tutto all'aria». Altrettanto netto il presidente lombardo Attilio Fontana: «Ho letto stralci di quelle che dovrebbero essere le proposte del Governo che mi hanno fatto rabbrividire. Se quelli fossero i veri contenuti della loro mediazione, credo proprio che sia finita ogni possibilità di trattativa». Zaia pone fine anno come termine per capire se «questa esperienza di Governo è finita», visto che l'assenza dell'autonomia sarebbe «una situazione che può diventare veramente pericolosa». Fontana è ancora più drastico: «Credo che questa settimana ci sia la fine o positiva o negativa di questa storia che ormai dura da troppo tempo». Scadenze a parte, il giudizio dei due leghisti è ugualmente duro. Così il veneto: «Bisogna che arrivino risposte dal Governo, perché a oggi è il Governo a essere inadempiente». E così il lombardo: «Penso sia l'ennesima presa in giro, l'ennesimo tentativo di non concedere l'autonomia senza assumersi la responsabilità di dire di no ai tanti cittadini che si sono espressi con un referendum».
IN PARLAMENTO
Intanto in Parlamento monta il fastidio dei veneti per la cancellazione delle audizioni dei ministri in commissione per le Questioni Regionali. I deputati azzurri Dario Bond e Marco Marin hanno chiesto un intervento del premier: «È evidente che il Governo si sia arenato sul regionalismo differenziato, ma non sono più tollerabili i rinvii imposti ai lavori parlamentari della commissione chiamata a dare il proprio parere su questo importante dossier. Conte venga a chiarire le reali intenzioni dell'esecutivo».
Angela Pederiva
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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