Iraq, rivendicazione Isis Ma il governo conferma: «Non ce ne andiamo»

Martedì 12 Novembre 2019
IL CASO
ROMA L'attacco al contingente italiano in Iraq conferma che il terrorismo era e resta la principale minaccia di fronte alla quale l'Italia non indietreggia continuando «a garantire la nostra presenza nelle principali aree di instabilità». La riunione del Consiglio Superiore di Difesa, convocato giorni fa dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che cade all'indomani dell'attentato avvenuto nel distretto di Kirkuk. La nota conclusiva è una risposta all'attentato terrorista e, seppur indirettamente, alla rivendicazione dell'Isis apparsa sull'agenzia ufficiale Amaq e che definisce «crociati» i quattro incursori.
LA LINEA
Alla riunione, presieduta dal Capo dello Stato, il premier Conte, i ministri Di Maio, Guerini, Lamorgese, Gualtieri, Patuanelli, il Capo di Stato Maggiore della Difesa Vecciarelli, il sottosegretario Fraccaro, il segretario Generale della Presidenza della Repubblica Zampetti e il Segretario del Consiglio Supremo di Difesa Mosca Moschini. Le minacce jihadiste non spostano la linea dell'Italia, tantomeno cambiano l'impegno del nostro Paese nelle missioni militari. «Il recente attacco al nostro contingente in Iraq - si legge nel comunicato - conferma che il terrorismo transnazionale resta la principale minaccia per l'Italia e per tutta la Comunità Internazionale. E' necessario continuare a garantire la nostra presenza nelle principali aree di instabilità e contribuire con decisione alle strategie tese a sviluppare un efficace sistema di contrasto comune al fenomeno». Parole chiare che il Consiglio Superiore di Difesa mette nero su bianco dopo un'analisi sulla situazione in Iraq, in Siria e in Afghanistan. L'attentato, avvenuto nell'area di Kifri, conferma la forte recrudescenza degli attacchi dell'Isis che sembrano aver ritrovato coraggio dopo l'annuncio americano di uscire dalla Siria.
Nel comunicato non manca un preciso riferimento «alla complessa situazione in Siria» e la conferma di una «preoccupazione per le possibili conseguenze di carattere umanitario e di sicurezza».
L'AREA
E' per questo che «l'Italia conferma il proprio impegno nelle iniziative volte a preservare una solida coesione tra gli alleati e ad evitare di disperdere gli importanti successi conseguiti nella lotta alle organizzazioni terroristiche in quell'area». «Successi» e rischi che l'Italia in Iraq consegue e corre con i peshmerga curdi, anche se nel comunicato non si fa cenno alla guerra che la Turchia ha scatenato proprio contro i curdi.
Resta il fatto che la complessità dello scenario viene analizzata anche in vista della riunione anti-Isis che giovedì si terrà a Washington - con il ministro Di Maio a rappresentare l'Italia - e del summit Nato di oggi a Bruxelles al quale prenderà parte il ministro Guerini. Preoccupazione aanche per «l'innalzamento della tensione in Medioriente» e una richiesta esplicita sulla Libia anche in vista della riunione che a breve si terrà a Berlino. «In Libia - continua la nota - il confronto tra le fazioni in lotta sembra destinato a protrarsi con sempre più gravi conseguenze sulla situazione sociale e di sicurezza del Paese». E' quindi necessario «superare le criticità che impediscono la ripresa del dialogo» pur nella consapevolezza della posizioni «degli attori locali e internazionali». Un passaggio è stato dedicato anche all'Afghanistan dove il negoziato tra le parti non decolla e sta «minando ulteriormente il fragile assetto sociale e il sistema istituzionale del Paese».
Infine un passaggio anche sulla necessità di dare certezza e continuità alle risorse da destinare alla difesa e sulla Nato e l'Unione Europea, che «costituiscono le fondamenta di uno stabile sistema cui l'Italia aderisce con convinzione». Una sottolineatura che mette insieme due istituzioni pilastro della politica estera italiana che, anche nel progetto della nascente difesa comune europea, non possono e non debbono entrare in contraddizione o peggio in conflitto.
Marco Conti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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