I PROGETTI
VENEZIA Tornerà, sicuramente. Forse anche presto: lo dicono le

Sabato 14 Dicembre 2019
I PROGETTI VENEZIA Tornerà, sicuramente. Forse anche presto: lo dicono le
I PROGETTI
VENEZIA Tornerà, sicuramente. Forse anche presto: lo dicono le rilevazioni degli esperti e i cambiamenti climatici in cui tutto è concatenato. Ecco perché quella della Procuratia di San Marco è una lotta contro il tempo. Fatta di valvole già installate, sistemi di chiuse manuali e - anche - di «barriere fisiche» da progettare e installare poco distante dalla Basilica.
L'obiettivo? Uno solo: garantire a quel gioiello d'arte e di fede che è l'immensa cattedrale in cui riposano le spoglie dell'evangelista del leone, la sua sopravvivenza contro la natura stessa di Venezia, quelle acque alte che, però, adesso si ripetono ormai a cadenza costante. E che erodono, mangiano, mettono in pericolo la stabilità e la struttura di uno degli edifici sacri più visitati al mondo, simbolo di una città costruita in simbiosi con un ecosistema fragile. Così, gli impacchi di acqua dolce con cui estrarre il sale dalle pavimentazioni e dai mosaici, non bastano più. Come il sistema di valvole realizzato con successo per mantenere all'asciutto il nartece, almeno fino a 88 centimetri di acqua alta.
«Dobbiamo pensare di difendere la Basilica indipendentemente dal Mose, che funzioni o meno. Abbiamo perso troppo tempo finora». Parole che, pronunciate dal Primo procuratore di San Marco, Carlo Alberto Tesserin, rappresentano il faro verso cui navigare in difesa della cattedrale di Venezia.
LE PROTEZIONI
«Un progetto c'è già per il lato posteriore della Basilica, quello sul rio della Canonica - ha ammesso il proto di San Marco, l'architetto Mario Piana - Si tratta di un sistema di chiuse manuali sulla falsariga del sistema di valvole già in funzione per il nartece, ora chiuso visto le acque alte e la fase di collaudo. Mosse manualmente in base alle previsioni, permetteranno di bloccare le acque fino a 2 metri d'altezza sul livello del medio mare. Servirà per isolare la parte dei giardini e anche la cripta», lì dove l'acqua è entrata dalle finestre nella notte da tregenda del 12 novembre e dei 187 centimetri sul medio mare. Il progetto potrebbe essere ultimato per fine gennaio e realizzato nell'arco di un anno di lavori.
Altro discorso, la Piazza. Su di lei la Procuratoria di San Marco non ha giurisdizione: «Non è una chiesa con un sagrato chiuso, o meglio il sagrato è la Piazza», ha precisato Piana. «Non rivendichiamo una progettualità - ha aggiunto il proto - ma chiediamo che ci ascoltino in vista di ogni nuova idea. Fatto sta che la strada è una: ci si salva solo con barriere fisiche». Che siano mobili o fisse, lo si vedrà. «Potrebbero essere anche dei sacchi immensi di sabbia», ha scherzato il proto di San Marco.
La strada che sembra essere più facile da percorrere è quella dell'utilizzo delle transenne già esistenti per incanalare il flusso dei turisti. Una soluzione potrebbe essere quella di trasformarle in barriere fisse (probabilmente in vetro trasparente) messe a circondare il perimetro della Basilica in modo da bloccare l'acqua alta che aggredisce la piazza ed entra all'interno della cattedrale di San Marco. C'è anche chi ha messo sul piatto l'idea di barriere mobili in riva o la possibile chiusura delle Piazza installando barriere da appoggiare su palazzi o ponti vincolati dalla Soprintendenza.
«Non sono il massimo, ma ci si deve difendere in qualche modo - ha puntualizzato Piana - Chiaro che tutto va valutato in base alla sua capacità di realizzazione. Ma la salvezza passa per delle barriere fisiche».
N. Mun.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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