Diciotti, il voto sul processo non slitta 5Stelle divisi: l'ipotesi della conta on line

Giovedì 14 Febbraio 2019
Diciotti, il voto sul processo non slitta 5Stelle divisi: l'ipotesi della conta on line
LA GIUNTA
ROMA Il caso Diciotti verrà votato il 19 febbraio, entro il termine di 30 giorni stabilito dal regolamento. E saranno dolori di pancia, in particolare per il Movimento 5 stelle che soffre una spaccatura evidente all'interno. La scelta del presidente della Giunta per le immunità, Maurizio Gasparri, di separare la questione incriminazione di Matteo Salvini, da quella del premier Conte, del vicepremier Di Maio e del ministro Toninelli, eviterà uno stop al voto. A questo punto, i pentastellati dovranno decidere a breve quale strada seguire. Nella relazione del senatore di Forza Italia viene proposto il no all'autorizzazione a procedere per Salvini. Mentre per gli altri componenti del Governo è stato deciso di inviare gli atti firmati da Conte, da Di Maio e da Toninelli (e allegati alla memoria difensiva del responsabile del Viminale) alla procura di Catania, la stessa che aveva chiesto l'archiviazione per il ministro dell'Interno. «Decideremo entro i termini che la legge costituzionale del 1989 prevede - ha chiarito il relatore - La procura può fare quello che vuole, quello che fanno altri organi non mi compete».
IL FASCICOLO
Non appena gli atti arriveranno in Sicilia toccherà al procuratore Carmelo Zuccaro decidere come comportarsi: se indagare il premier e gli altri, se archiviare, o se interessare ancora una volta il Tribunale dei ministri. Ai componenti della Giunta rimarrà sul tavolo la patata bollente da gestire. Gasparri ha proposto con chiarezza il «diniego all'autorizzazione» nei confronti del vicepremier leghista. Il pollice verso alla richiesta di processo per le accuse di sequestro di persona dei 177 migranti ai quali non è stato consentito lo sbarco dalla nave della guardia costiera ancorata nel porto della città siciliana per cinque giorni. Le motivazioni espresse dal relatore sono: «Ha agito per la tutela dello Stato». I fatti inerenti alla Diciotti «erano parte di un tentativo strategico dell'Esecutivo di risolvere in maniera strutturale il problema dell'immigrazione irregolare». E dunque, motiva il presidente: se reato c'è stato è stato di natura ministeriale, «escluso il movente privato, escluso il movente politico-partitico, rimane in piedi esclusivamente il movente governativo».
E allora come ne usciranno i componenti pentastellati? Gli esponenti nella Giunta non intervengono, lo fanno solo a favore di telecamere chiarendo che «si sta dispiegando un interesse pubblico evidente» e che gli attivisti «capirebbero» un no alla richiesta dell'autorizzazione. Ma è molto forte il pressing nei confronti di Di Maio (Casaleggio e Grillo in primis) affinché si consulti la base. Sul tavolo resta l'opzione della votazione sulla piattaforma Rousseau anche per vincolare i senatori a quanto verrebbe deciso online. Ma anche l'ipotesi di ricorrere alla rete non trova molti consensi tra i malpancisti (una decina almeno). «Ci sono Giarrusso e Urraro. Sono stati delegati per questo motivo - si chiede uno dei senatori 5S - Che senso ha cercare una via d'uscita di questo genere? L'interrogativo è: bisogna attenersi ai nostri principi o alla Costituzione?».
I DISSENZIENTI
C'è poi chi spinge per cambiare le regole interne sull'immunità, chi invece già sta preparando il discorso di dissenso dal gruppo. Una delle soluzioni per i dissenzienti è quella di uscire dall'Aula. La richiesta è che venga lasciata libertà di coscienza, ma il timore è che sulla vicenda Diciotti si consumi lo stesso dramma del decreto sicurezza. Ovvero che chi voglia votare sì o dissociarsi possa poi subire lo stesso destino di De Falco. Ma a quel punto la situazione si complicherebbe ancora di più nella maggioranza. C'è anche chi tra i Cinque stelle pensa di puntare sul voto segreto (servirebbe la richiesta di venti senatori e in quel caso la concessione è prerogativa del presidente di palazzo Madama Casellati).
Dopo il voto della Giunta, la questione dovrà arrivare al giudizio dell'Aula entro il 25 marzo. «I lavori riprenderanno domani (oggi, ndr) ha concluso in serata Gasparri alle 9.30 circa fino a dopo le 12, per esaurire il dibattito. Poi tra martedì e mercoledì arriveremo alla dichiarazione di voto dei gruppi e al voto sulla relazione».
Cristiana Mangani
Emilio Pucci
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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