L'attrice bassanese Francesca Cavallin: «Volevo fare la prof di arte, eccomi invece in tv»

Domenica 11 Aprile 2021 di Giambattista Marchetto
Francesca Cavallin
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«Quando nasci a Bassano del Grappa da una famiglia di imprenditori partiti dal nulla, è difficile immaginare che fare l'attrice sia un lavoro». E invece di strada ne ha fatta sul piccolo e sul grande schermo Francesca Cavallin, che questa sera torna su Rai 1 tra i protagonisti della serie La Compagnia del Cigno 2. Attrice, conduttrice tv ed ex modella, Cavallin ha in curriculum ruoli in film o serie tv italiane: da Vivere a Don Matteo, da Un medico in famiglia a Non uccidere fino alle Meraviglie di Alberto Angela.



Francesca Cavallin, mentre parte la seconda stagione de La Compagnia del Cigno, è impegnata in nuovi progetti?
«Sto girando un'altra serie per Rai1. Il professore per la regia di Alessandro D'Alatri con Alessandro Gassman protagonista nei panni di un prof di filosofia. È molto bella, si parla di scuola e disagio giovanile».
Come si lavora col Covid?
«È una cosa pazzesca girare con la spada di Damocle di un possibile contagio. Si usano mascherine e si fanno i tamponi, ma è impossibile sterilizzare costumi e scene ogni volta. Ci vedono come privilegiati, ma noi attori siamo i più esposti perché si deve lavorare senza mascherina. Nonostante questo, nessuno ha mai immaginato di vaccinarci in quanto categoria a rischio, preferendo altri che sono in smart working».
Come ha vissuto quest'ultimo anno?
«Il primo lockdown è stato un tempo di solitudine e riflessione forzata, ma bello perché è nata l'associazione di attori Unita che cerca di dare una rappresentanza alla categoria. Il nostro è un mestiere poco considerato (come tutto il comparto culturale) e senza tutele. È gravissimo che lo spettacolo venga bloccato oggi. Eppure può operare in sicurezza come un centro commerciale o una chiesa».
Com'è nata la vocazione da attrice?
«Vengo dalla provincia veneta e mio padre è un classico self-made man, dunque da piccola non sembrava pensabile che fare l'attrice fosse un lavoro. Già quando all'università mi sono iscritta a storia dell'arte ho dirottato dalla via maestra, anche se poi ho continuato l'esperienza accademica come assistente. I meccanismi poco trasparenti dell'università mi hanno fatto mollare l'insegnamento. Su invito di un'amica mi son trasferita a Milano. In Veneto avevo lavorato come modella e ho pensato di riprendere, ma l'incontro con Giuliana Gravina mi ha portato alla recitazione».
Un incontro chiave?
«A 26 anni ero troppo vecchia per le accademie, ma Giuliana mi convinse a studiare e mi sono formata alla scuola teatrale del CTA di Milano. Nel frattempo ho girato molti spot e appena conclusa la formazione è arrivata la parte in Vivere su Canale5».
Da allora è stata una cavalcata in Tv, e in teatro?
«Non ci ho mai lavorato, soprattutto perché la vita di tournée risultava difficile da conciliare con il ruolo di madre. Mi piacerebbe, ho ancora un rispetto sacrale per il teatro e lo vedo come un traguardo da raggiungere».
Momenti indimenticabili in carriera?
«Il lavoro sul mio personaggio nell'horror The Nest di Roberto De Feo. È stato incredibile. E poi la prima scena con Giancarlo Giannini ne Il generale Dalla Chiesa, perché ero agli inizi e quello che ho provato (e imparato) me lo porto dietro per sempre».
Oggi vive a Monza, ma che rapporto ha con Bassano e con il Veneto?
«Il Veneto è casa e ogni volta che torno a Bassano - perché ho famiglia e amici - ne riscopro la bellezza e me ne innamoro di nuovo. Non escludo di tornarci, ma sono un po' zingara e non riesco a pensarmi legata a un luogo. Mi piace cambiare e viaggiare».
Ha un sogno nel cassetto?
«Vorrei tornare alla storia dell'arte, magari anche all'insegnamento. Durante il lockdown ho fatto una collana di video di storia dell'arte su Instagram che ha avuto successo».
 

Ultimo aggiornamento: 12 Aprile, 11:37 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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