VENEZIA - Notte di tensione quella tra domenica e lunedì nel carcere di Santa Maria Maggiore.
A dare la notizia è stato, ieri, un comunicato diramato dal sindacato Uilpa della Polizia penitenziaria. «Episodi come questo, nostro malgrado, sono ormai all’ordine del giorno e, in pratica, a mettere in subbuglio un carcere e la sicurezza collettiva non servono eventi eccezionali, come potevano essere le misure restrittive conseguenti alla pandemia da Covid19 durante le rivolte di marzo dello scorso anno, ma basta che lo decidano un paio di detenuti - spiega sconsolato il segretario generale Uilpa, Gennarino De Fazio - Si è capito che i cancelli cedono come se fossero installati nel burro, che la Polizia penitenziaria è sottodimensionata negli organici e pressoché priva di adeguati equipaggiamenti e, non ultimo, che non può neppure intervenire con efficacia operativa atteso che, nel caso lo si faccia, un’indagine penale per presunta tortura non gliela leva nessuno! Sia ben chiaro, non giustifichiamo eventuali eccessi - conclude De Fazio - ma è ormai palese che a ogni intervento in cui si è costretti a usare la forza, da opporre alla violenza dei rivoltosi, scattano strumentali denunce».
L’INCHIESTA
Sull’episodio è stato aperto un fascicolo da parte della Procura di Venezia, subito allertata in merito a quanto stava accadendo.
La situazione del carcere veneziano è da sempre problematica a causa del costante sovraffollamento, a fronte di un numero di agenti insufficiente a far fronte a tutti i servizi. Situazione denunciata ricorrentemente in occasione di ogni inaugurazione dell’anno giudiziario, ma senza risultati apprezzabili.
«È di tutta evidenza che, nonostante l’eroicità della Polizia penitenziaria, in queste condizioni il sistema non reggerà ancora a lungo - conclude il segretario Uilpa - Fortuna ha voluto che l’altra sera le violenze sono avvenute in una sezione detentiva di allocazione temporanea, dove i ristretti erano solo tredici».