VENEZIA - Per fare qualsiasi esibizione sulla pubblica via serve un'autorizzazione del Comune, che però solo una decina di persone ogni mese riesce ad ottenere. L'assessore al Turismo, Simone Venturini, è andato sul sicuro quando ha chiesto a una mascherina che posava sopra il monumento a Daniele Manin se avesse avuto l'autorizzazione.
ASSESSORE VIGILE
Proprio così, l'assessore si è improvvisato vigile e ha mandato via un gruppo di tre donne slovene che in maschera da simil-angelo posavano pur senza chiedere denaro alla gente, come fanno invece tante mascherine spesso di nazionalità romena le quali chiedono anche cinque euro per gli scatti e si innervosiscono molto se qualche furbetto cerca di sgattaiolare via senza pagare.
In ogni caso, queste cose, al di fuori di Carnevale, non si possono fare e tanto meno si possono fare all'interno dei monumenti.
«Questo è un monumento - ha detto in inglese - serve rispetto». Poi se n'è andato, vedendo che si allontanavano, augurando loro buon proseguimento di giornata. «Lo ho fatto per senso civico, da cittadino e da residente - commenta Venturini - non c'è stato bisogno di qualificarmi. Quando cammino per la città e vedo comportamenti non decorosi, provo a spiegare ai protagonisti di questi episodi che la città non è un Luna Park. E devono rispettarla, soprattutto chiese e monumenti. Tutto qui. Loro hanno capito subito e si sono alzate. Lo faccio spesso - conclude - quando vedo qualcosa che non va. Si fa prima a far così invece che fare foto e video sui social per poi lamentarsi».
Molti anni fa, era il 1997, l'allora sindaco Massimo Cacciari, vista una banda di scatolettisti sul ponte de la Madoneta a San Polo, buttò all'aria il "tavolo di gioco" con un calcio, maledicendo i protagonisti. Una situazione completamente diversa, dal momento che spesso tra gli scatolettisti ci sono veri e propri criminali.
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