I medici non vedono il tumore nella Tac, paziente muore. Ulss condannata

Giovedì 3 Gennaio 2019 di Olivia Bonetti
I medici non vedono il tumore nella Tac, paziente muore. Ulss condannata
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MIRANO - PONTE NELLE ALPI - I medici sbagliarono a leggere la Tac e non si accorsero che il paziente aveva un tumore al pancreas. Iniziò per il malato un calvario fatto di una decina di accessi al pronto soccorso per dolori lancinanti. Venne quasi preso per matto e gli consigliarono un supporto psichiatrico. Dopo 7 anni un uomo di Ponte nelle Alpi (Bl) ha ottenuto giustizia per il padre morto: il giudice ha condannato l'allora Usl 13 di Mirano, che commise l'errore, a risarcire i figli con 60mila euro ciascuno per danni morali, oltre a quelli patrimoniali (866 euro ciascuno) e alle spese legali (7795 euro). 
 
IL CALVARIO
La vittoria, arrivata con sentenza di qualche settimana fa del Tribunale di Venezia, non allevia il dolore patito dal pontalpino, che nel 2012 aveva iniziato la battaglia, con gli avvocati Martino Fogliato e Francesca Tonin. Non si dava pace per il fatto che suo padre, G.M., soffriva e nessuno lo capiva. Dolori lancinanti che venivano curati al pronto soccorso di Mirano, dove era residente l'anziano. Lo dimettevano con semplice Buscopan o similari. Problemi che sarebbero stati trattati con superficialità e trascuratezza. E il padre continuava a soffrire: era sempre giallo e vomitava. Alla fine il figlio decise di portarlo a Padova: lì i medici, che lessero la stessa Tac fatta a Mirano il 10 novembre 2011, si accorsero del cancro, che in tutto quel tempo non era stato diagnosticato.
LE CURE MANCATE
«Poteva ricorrere a cure palliative che avrebbero alleviato le sofferenze, o a un intervento chirurgico che avrebbe ritardato la morte, se i medici avessero capito che aveva un tumore». 
È questa la motivazione che ha portato il giudice civile Marta Cappelluti a condannare l'ospedale di Mirano. La Usl 3 veneziana si era costituita con l'avvocato Paola Gazzi: ha sempre sostenuto di non aver sbagliato, sottolineando il fatto che la neoplasia era comunque incurabile. Ma come da sentenze di Cassazione citate dal giudice veneziano, un danno risarcibile è anche quello da «omessa diagnosi di una malattia terminale che abbia tardato la cura palliativa». Il giudice sottolinea come il ritardo nella scoperta del tumore, che si poteva vedere nella Tac, abbia comportato anche l'impossibilità per l'uomo di «rapportarsi all'evento morte scegliendo se rimanere in ospedale o a casa propria».
LA CONDANNA
Nella causa civile è stato accertato l'errore di diagnosi dell'ospedale di Mirano e alla fine è arrivata la condanna per l'Usl miranese a quasi 200mila euro (60mila euro di danni morali per ciascun figlio, più quelli patrimoniali e le spese). «La sentenza è importante non per il valore economico, ma simbolico - afferma l'avvocato Fogliato -: è una battaglia e vittoria di civiltà e amore per chi soffre e siamo felicissimi di averla ottenuta».
Olivia Bonetti
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Ultimo aggiornamento: 10:09 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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