L'assessore Silvana Tosi: «Via i figli a chi li addestra a rubare»

Domenica 6 Dicembre 2020 di Elisio Trevisan
Silvana Tosi a colloquio con un inquilino del Villaggio Sinti in un’immagine di alcuni anni fa
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VENEZIA  «I medici mi hanno detto ti abbiamo preso per i capelli, ed ora sono qui pronta a mettermi al lavoro al servizio della città, anche se in realtà ho già da tempo contatti con la segreteria dell’assessorato per aggiornarmi e fare un piano d’azione». Silvana Tosi, 69 anni, consigliera comunale dal 2015 per la Lega, è l’assessore alla Sicurezza della nuova Giunta Brugnaro, al posto di Giorgio D’Este.

Alle elezioni amministrative ha preso oltre 400 preferenze senza fare campagna elettorale perché il giorno dopo la presentazione della sua candidatura è stata colpita da una seria patologia: è finita in terapia intensiva per due mesi senza potersi muovere dal letto, ed ora è ricoverata per la riabilitazione. «Entro la fine dell’anno prenderò possesso del mio ufficio in via Cappuccina, accanto alla sede dei vigili urbani».

Niente feste da celebrare? «Celebrerò e ringrazierò il Signore mettendomi subito a lavorare, ci sono talmente tante cose da fare. Per cominciare voglio incontrare il questore e il prefetto e avviare un dialogo con la magistratura: ho letto nei giornali che la Polizia locale sta lavorando bene: un blitz in zona Piave, un altro in banchina Molini, solo per citare gli ultimi; nel corso dell’anno hanno colto in flagrante 104 persone e sequestrato 16 chili di droga. Ma per sconfiggere la criminalità serve la collaborazione di tutte le forze dell’ordine e della Giustizia».
In che ambiti intende intervenire come primo approccio? «Mi sono spesso domandata in questi giorni se si può fare di più. Certo, lavorerò per potenziare la videosorveglianza e i controlli, specie la sera e la notte, ma tutte queste cose non bastano se il Governo non vara leggi adeguate. Non è possibile prendere le persone che delinquono e dopo poco le ritroviamo fuori per strada. È necessario quindi che intervenga e a lui mi rivolgerò tramite il prefetto».
È un cavallo di battaglia anche del sindaco Luigi Brugnaro che da anni chiede pene più severe e, soprattutto, reali. 
«È vero, siamo in sintonia e, a proposito, lo voglio ringraziare per la fiducia che ha riposto in me, assieme al vicesindaco Andrea Tomaello e a tutti i miei elettori, e voglio annunciare che il mio programma non è rigido ma aperto alle richieste e ai consigli dei cittadini che possono contattarmi quando vogliono, la mia mail è assessore.tosi@comune.venezia.it. Il fatto è che dobbiamo aumentare il senso di sicurezza contrastando la criminalità, altrimenti non possiamo chiedere investimenti per le attività economiche e commerciali dove non c’è movimento. Commercio e sicurezza sono strettamente connessi, perciò dovrò lavorare fianco a fianco con l’assessore Sebastiano Costalonga». In realtà molti negozi sono chiusi anche a causa degli affitti troppo alti richiesti dai proprietari degli immobili. «Molto si potrà rimediare appena ritorna il turismo e appena sarà sconfitta la pandemia ma in effetti quello degli affitti alti era un problema anche prima del Covid: quindi assieme a Costalonga dovremo pensare a un rimedio adeguato, magari facendo intervenire il Governo anche su questo aspetto».
Il Covid è un grande spartiacque tra il prima e il dopo e bisognerà capire se, come e quando si tornerà alla normalità e che tipo di problemi si porranno. «La droga non l’ha fermata nemmeno il coronavirus, anzi.

Inoltre quanto cominceranno a tornare i turisti in centro storico riprenderà il fenomeno dei borseggi, che è molto grave e spesso viene praticato da bambini. E noi dobbiamo tutelarli chiedendo al Governo che applichi la Convenzione dell’Onu, chiarissima sui diritti dell’infanzia: gli Stati adottano ogni misura legislativa, sociale, educativa per tutelare il fanciullo. Due anni fa ho presentato un’interrogazione in cui domandavo la decadenza o la revoca della potestà genitoriale e continuerò a chiederlo. L’assessore al Sociale mi aveva detto che non si può fare e io invece sono convinta che si può». E per spacciatori e criminalità legata alla droga cosa intende chiedere a questore e prefetto? «Soprattutto al prefetto chiederò di inviare un messaggio chiaro al Governo: il reato di spaccio non c’è nel Codice penale, c’è solo il Decreto del presidente della Repubblica 309 del 1990, il Testo unico sugli stupefacenti, che all’articolo 73 prevede tre tipi di condanne a seconda della gravità dell’atto compiuto: la reclusione da 6 anni a 20 anni, la reclusione da 6 anni a 22 anni e la reclusione da 6 mesi a 4 anni. Probabilmente i magistrati applicano solo l’ultima fattispecie e francamente mi sembra un po’ riduttivo: bisogna vedere se la persona è recidiva e tutto il resto del contesto e, se possibile, applicare pene più severe. E in questo senso chiederò alla magistratura di collaborare».

Ultimo aggiornamento: 10:32 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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